La Tomba più famigerata di Svezia viene scoperchiata per la decima volta dall’incorruttibile mastermind Ola Lindgren, scaraventandoci nelle bolge di un passato che, a volte, ritorna, putrido e inconfondibile come sempre.
I connotati di “Endless Procession Of Souls” sono i medesimi che diedero alla luce “Into The Grave” e "You'll Never See…", grandiose testimonianze di come allora si andava conformando una scena agli albori di un decennio irripetibile. Non ne è pari il grado. Nessun accenno a innovazioni, vere o presunte, a sofisticazioni sonore o, ancor meno, a contaminazioni di sorta, che a queste coordinate risulterebbero come minimo fuori luogo, se non propriamente risibili.
Imperiture chitarre “a motosega”, assoli fulminei dal gusto thrash, rallentamenti martellanti, ritmiche basiche e animalesche: la vecchia scuola svedese che fu, rassicurante e irriducibile come non mai, vizi e virtù compresi.
I Grave presentano dischi che da più anni tuttavia non esprimono mai delle vette elevatissime, ma si attestano su livelli di indubbia sufficienza, non offrendo più di ciò che promettono. Non potendo, molto probabilmente. Non sono mai stati al livello di Entombed e Dismember, e neppure degli stessi Unleashed.
Eppure, la band di Visby vanta il merito di reiterare con tenacia sé stessa e tutta un’intera tradizione, inesausta nel devastare lietamente il proprio concorde uditorio, che sa già quali (barbarici) input aspettarsi. Sempre crudi e genuini come si confà a dei veri e propri reduci fuori tempo massimo. Su tutto, merita una menzione la conclusiva “Epos”: il death/doom come si suonava una volta, pericolosamente vicino agli Autopsy di “Mental Funeral”.
Per i più devoti, l’edizione limitata dell’album comprende cover di Anthrax, Voivod, Celtic Frost, Saint Vitus, Alice In Chains e Asphyx. Una carrellata di classici. Proposti alla Grave, s’intende.
19/09/2012