Mara

Dots

2012 (Brutture Moderne)
pop-folk

Fa un effetto particolare inserire nel proprio lettore un disco come “Dots”: non sei per nulla preparato a quello che una ragazza, che si fa semplicemente chiamare Mara, possa offrire. Sei pronto a temere il peggio - e la sensazione di fastidio potrebbe anche essere fisica - qualora dietro al nome proprio di persona si celasse uno dei tanti “nomi qualunque” al quale ci hanno abituato tutti i vari contenitori televisivi: Marco, Mirko, Giorgia, Valerio o, appunto, Mara. Ma potrebbe anche essere una tra le più vecchie dichiarazioni di intenti dell'intero corso della storia della musica, dagli Smiths in lungo e in largo. Come dire: questo sono io, non sono poi diverso dai tuoi vicini di casa o dalla tua dirimpettaia, questa è la mia musica: spero che vi piaccia.

Per fortuna, in questo “Dots”, gli episodi migliori lascerebbero pensare soprattutto alla seconda delle ipotesi. E non solo perché Mara Luzietti non ci risulta essere stata vomitata da nessun “reality” canterino, ma perché non dà nemmeno l'impressione di volerci finire nel futuro, più o meno prossimo. Intendiamoci, non si tratta neanche di nulla di clamoroso, come poteva essere considerato il debutto della coppia d'assalto Morrissey/Marr nell'anno Domini 1984, ma piuttosto di una precisa scelta artistica ed etica della Nostra, seriamente intenzionata a incidere quello che - dal personalissimo punto di vista di una ravennate trentunenne - potrebbe essere un'ipotetica summa tra Velvet Underground e Cat Power periodo “Moon Pix”. Certo, qualcuno ha messo in mezzo anche i The Doors (forse per via della teatralità insita in “Not You”), gli Hooverphonic (forse per via di certe assonanze timbriche con Geike Arnaert, in “Your Lies”) o persino i Portishead (“Higher” potrebbe esserne la causa), ma credo che quella appena esposta sia l'idea più realista e verosimile. Anche perché magari nelle sue intenzioni non c'era nulla di tutto ciò, ma solo quel piccolo capolavoro di Sibylle Baier, "Colour Green" (e questo ce la rende di sicuro più simpatica).

Capita così di notare venature assai meno rock, rispetto alla conterranea Simona Gretchen, che di anni al debutto ne aveva quasi dieci di meno, e più pop-folk-da-cameretta, laddove il “da cameretta” non deve essere necessariamente preso come rivelatore di svogliatezza e disimpegno. Certo, capita pure di incappare in due strumentali (“Afternoon Here” e “Close”) che sono un po' banalotti e sembrano essere stati concepiti in una controra piuttosto abulica di idee. Certo, inserire al debutto una cover (dei dEUS, “Nine Threads”) non serve proprio a rendere l'idea di un'affermata consapevolezza artistica (dice nulla il primo capitolo naif dei Roma Amor?). Certo, non manca il tiepido sapore di deja-vù (“Hitch” è palesemente/inconsciamente figlia tanto di Le-Li quanto di Mv+Ee). Come di sicuro tutto ciò farà la gioia qualche denigratore dell'intera scena (specie se femminile) nostrana. A capo e coda di questo debutto, però, ci sono la bellezza di “Way Out” e dell'acidula e sghemba “B”, brani che invadono l'animo con il loro scoprire corde delicate e per questo da proteggere sotto i solchi di una album dolce imperfetto come “Dots”. E' inutile mettersi a fare i pignoli, quindi: se questo è un inizio, è un promettente inizio. E se abbiamo dato fiducia a una che si fa chiamare Maria Antonietta, non vediamo perché a una semplice Mara no.

17/12/2012

Tracklist

1. Way out
2. Hitch
3. Afternoon here
4. Your lies
5. Higher
6. Close
7. Nine threads
8. Not you
9. B


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