Levek

Look A Little Closer

2012 (Lefse Records)
pop-rock

No, non ci caschiamo più. Con i film in bianco e nero o in Super8, con le storie d'amore stile “Il Laureato”, con l'idea di una vita migliore su un autobus preso al volo. Non ci caschiamo più. Con le colonne sonore dei film anni 70, con con il jazz mischiato al rock e alla bossa nova in maniera sottile e sibillina come poteva fare giusto Caetano Veloso tanti anni fa, con il tiepido easy listening che ti riesce a cullare in un qualsiasi momento possibile della giornata, con “Bridge Over Troubled Water” dell'accoppiata d'oro Simon & Garfunkel. Non giochiamo più, ce ne andiamo.
Queste sono cose che noi scribacchini ci ripetiamo sempre da almeno trent'anni, e puntualmente ci ricaschiamo. Non possiamo fare a meno di essere recidivi, fino a quando dalle nostre cuffie o dalle casse dello stereo usciranno canzoni come quelle contenute nell'album di Levek. Noto ai genitori e agli amici come David Levesque, di base a Gainesville, Florida, Levek è entrato in uno studio di registrazione per la sua prima volta nel 2009: ne è uscito un anno dopo con un 7” intitolato “Look On The Bright Side”. Già quello, di una bellezza e di una semplicità disarmante.

“Look A Little Bit Closer” è invece il suo definitivo manifesto. L'idea di partenza è quella cara al Burt Bacharach di sempre: partire dal singolo per poi arrivare dove lo porta il cuore, non ci si stupisce quindi se Levek riesce a partire dalla sola chitarra e voce, novello Nick Drake, passare attraverso consolidate formule a quattro elementi, aggiungere degli archi o dei fiati e arrivare così ad orchestrazioni vere e proprie, e di tutto rispetto. Il risultato sta tutto in una musica tanto “ruffiana” quanto geniale, soprattutto orientata verso un “perverso” e solido equilibrio che si regge sul perfezionismo formale ed emotività Amarcord impossibile da resistere, come certe voglie di valzer viennesi che ogni tanto abbiamo tutti, ma riveduta e corretta in un contesto tutto fuorché passatista.

Non a caso i risvolti cameristici hanno un ben più ampio respiro e David Levesque non fa certo mistero di apprezzare tanto Caribou quanto Yeasayer, Grizzly Bear e Lightspeed Champion. E fortunatamente per noi si sente. Così, se da un lato le immancabili citazioni dal repertorio dei Ragazzi della Spiaggia non tardano a sopraggiungere, le storie d'altri tempi si amalgamano con storie più recenti che ne amplificano la comunicatività e la fruizione da parte di chi vuole viversi anche il presente e non solo la Storia della Musica.
Quindi tutto sembra funzionare al meglio e questo suona come uno dei primi nomi da tenere sott'occhio nel prossimo anno oramai alle porte, in virtù di canzoni belle e bellissime come la minimale e folkeggiante “Girl In The Fog”, oppure “Canterbury Bell”, “With A Slow Burn”, “Terra Tresaures” (quest'ultima in perfetto stile música popular brasileira come non se ne sentiva da tempo), le intromissioni musical-psichedeliche di “Muscat Mingle” e “Solemn Feeling Forever Healing ” (il pizzico più desueto dell'intero disco, tutto giocato per sei minuti sul filo sottile della somiglianza alle più note firme del cosiddetto french touch, ma senza strafare) e “French Lessons”, superlativa chiusa pop, che sicuramente riuscirà a sedare tutti i sogni più o meno pruriginosi di quanti arriveranno a goderne.

Drammi sentimental-esistenziali, ironia, talento e pacato lirismo si compenetrano perfettamente nelle dieci tracce, mentre un confortante sentore di “classico” moderno è quello che rimane dopo aver terminato il viaggio.

24/12/2012

Tracklist

  1. Black Mold Grow
  2. Canterbury Bell
  3. Terra Treasures
  4. With A Slow Burn
  5. Muscat Mingle
  6. St. Francis
  7. Can’t Buy This Love
  8. Girl In The Fog
  9. Solemn Feeling Forever Healing
  10. French Lessons




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