La sigla di "Gamma" è scomposta tra sovratoni misteriosi (quasi atonali) in qualità di preludio, e l'impianto sinfonico che annuncia una lunga disamina di soliloqui tecnologici alla Goblin, di tastiera, mellotron, synth. "La traccia verde" diventa un quadretto fiabesco tra Ennio Morricone e la "West Side Story" di Leonard Bernstein, mentre "Il segno del comando" è fusion quasi funk con nuove aperture sinfoniche. "Ritratto di donna velata", prima di darsi alla lettura della cover, importa finalmente i tocchi gotici promessi fin dal nome del progetto.
Dopo questi episodi di rodaggio il combo prende finalmente coraggio nella suite di chiusa - "Ho incontrato un'ombra" -, la più impegnativa e la migliore improvvisazione del disco, che incorpora momenti horror, con sax e mellotron a scontrarsi di continuo, fino ad arrivare a dissonanze, armonici e tocchi spazializzati da puro evento sonoro alla "Moonchild" dei King Crimson.
Il basso di Zuffanti fa riprendere vita alla palude, con piccole melodie di flauto e piano elettrico, sovrastati da un mellotron minaccioso; l'elettronica si aggiunge all'accelerando per aumentare la babele. La coda è invece tradizionale, quasi a rassicurare l'ascoltatore, ma coccia con l'ipnosi malefica precedente.
Pur appassionato in più livelli di approccio (almeno due: quello archeologico, il primo, e poi quello della sofisticazione tecnologica), Zuffanti, in compagnia di Agostino Macor (tastiere), Maurizio Di Tollo (batteria), più i camei di Alessandro Corvaglia (voce ne "Il segno del comando"), Andrea Monetti (flauto), provenienti dalla Maschera Di Cera, e gli apporti di Paolo Marasso (contrabbasso), Francesco Mascardi (sax) e Roberto Nappi Calcagno (tromba), tramuta a stento il bendidio a disposizione in sostanza pruriginosa. Quando si va oltre la mera nostalgia è jamming che impressiona per l'alta qualità della patina sonora, l'immacolata professionalità. Preludio del primo libro del musicista: "O Casta Musica" (edito da Volo Libero, 2012).
(02/07/2012)