Markus Ernehed

Piano Sessions

2012 (Mareld)
electro-jazz, lounge

Di Markus Ernehed avevamo parlato un paio di mesi fa per l'uscita del primo parto del suo progetto The Kicker, nel quale lo svedese si allineava senza mezze misure al movimento dub-house di casa Substream, destinato a prendere il posto in breve delle varie deep-house, lounge e chill-out. Nel frattempo, le ricerche su questo misterioso produttore sono proseguite, mettendo in luce nuovi elementi da aggiungere ad una biografia comunque esigua, ma fondamentali per inquadrare il suo nuovo prodotto.

“Piano Sessions” esce con la firma estesa del musicista, e va dunque considerato come un lavoro estraneo almeno in parte a quanto fatto come The Kicker. Piuttosto, Ernehed questa volta pare essere interessato a mettere in luce il suo trascorso nel mondo del jazz, interfacciando quest'ultimo all'elettronica minimale in un compendio a dire il vero fin troppo vicino alle forme primordiali della lounge. Trattasi dunque di una sorta di ritorno alle origini, che se in parte finisce col conferire originalità al sound dello svedese, dall'altra non fa che evidenziare ulteriormente i limiti d'ambizione già emersi precedentemente.

L'introduzione di “288” si tuffa quindi nella rarefazione di un'elettronica sporca e frastornata, con il pianoforte che tenta di farsi strada nella nebbia trovando qua e là occasionali sprazzi di luce. La culla malsana si purifica nella successiva “313; Dark Eyes” e in “170; Lejdiface”, dove sincopi di stampo jazz aprono la via all'ingresso del sassofono e a un sound invero più aggraziato e meno ossessivo, che prende il sopravvento nelle soffice trame di “215; Kälom”, bonus track in regalo su formato digitale. L'atmosfera è però spezzata da due brani totalmente fuori contesto e ammiccanti a un electro-pop pacchiano, che vorrebbe sedurre sfruttando una carica dream che è però priva di mordente e vecchia alla nascita: si tratta “171; Love Lights At La Rouge” e “264; New Years”, in grado da sole di compromettere il livello di un lavoro per il resto riuscito pienamente.

Non resta così che rammaricarsi per un'opportunità almeno in parte gettata all'aria: “Piano Sessions” avrebbe potuto essere un buon lavoro, mentre a conti fatti è classificabile esclusivamente come ennesimo parto discreto di un produttore che stenta a decollare, nonostante le tante buone idee. Il ricorso al retrò funziona finché unito a una personalità compositiva, che viene però a mancare laddove Ernehed cerca uno spiraglio per rendersi accessibile a un pubblico più vasto. Il fallimento di due brani si può assorbire su un totale di dieci, ma in un album - classificato sulla lunga durata nonostante la brevità - di cinque composizioni (bonus track esclusa) è pressoché impossibile tralasciarne gli effetti. E alla fine, ci si vede costretti a preferire - nonostante la minore quantità di spunti - la più semplice, completa e “moderna” incarnazione a nome The Kicker, al cui prossimo parto spetterà il compito di lanciare o affossare definitivamente questo talentuoso ma discontinuo producer svedese.

31/12/2012

Tracklist

  1. 288;
  2. 171; Low Lights At La Rouge
  3. 313; Dark Eyes
  4. 170; Lejdiface
  5. 264; New Years
  6. 215; Kälom (bonus track)

The Kicker sul web