Mikhail

Xenofonia

2012 (Sub Rosa)
songwriter
5.5

Il cantante d'avanguardia greco Mikahil Karikis impronta il suo percorso artistico alla multidisciplinarietà (video-installazioni, arti performative, teatro, fotografia etc.), partecipando anche a mostre, esposizioni, e persino collaborando all'allestimento del padiglione danese della cinquantaquattresima edizione della Biennale di Venezia. Tra queste attività, Karikis incide anche un paio di album quali "Orphica" e il suo diretto sequel "Morphica".

La scarsa originalità come musicista spurio, soprattutto derivata da una spudorata ammirazione per Bjork, comincia a redimersi in "Xenophonia", un album che cerca di dare determinazione alla sua ingenuità. Che siano strumentali, come "Ghosts", un'introduzione di dissonanze orchestrali, o cantate, come "Deserter (Zeimbekiko)", "Future", e poi "Sounds From Beneath", le sue partiture difettano in ogni caso di corpo, e rimangono pure espressioni vocali seguite a ruota da arrangiamenti lussuosi, di classe, che mischiano un po' alla carlona passi orientali, musique concrete, neo-classicismo, atonalità seriale, musica da film, e, ultimo ma non ultimo, stereotipi da musical (forse le cose più palesi tra tutto).

Il suo vizio si ripresenta puntuale in "Cerberus" (e più avanti nel crescendo di "Lullographer"), danza mediorientale con dannazioni canore, che indulge in ruggiti alla Bjork - effetti vocali, acrobazie virtuosistiche ed elettronica - e grandeur alla Bjork - "vuoti" di tempi sincopati jungle, drammaturgia orchestrale - dimenticandosi di forgiare una propria personalità e di meditare la composizione. La sua voce si esercita in vocalizzi ampi e plateali, ma dimentica un vero svolgimento musicale, nonostante la dinamica drammaturgica perenne.

Al terzo albo, Karakis (ormai in pianta stabile a Londra) sguazza in gran ricerca di timbri e caos microscopico, ma globalmente sciupa un'idea davvero ambiziosa: Jim Steinman l'avrebbe affidata a uno stuolo di cantanti personalizzate, mentre qui c'è poco più che tronfio egocentrismo (al massimo i cori in "Technoprayer" spezzano il diktat, ma sono pur sempre di raccordo). Ben lungi dal rifondarla, riesce comunque a dare, qua e là, una visione organica di nuova opera - lirica - rock. Bel titolo, brutto artwork.

20/05/2012

Tracklist

  1. Ghosts
  2. Cerberus
  3. Friend
  4. Deserter (Zeimbekiko)
  5. Future
  6. Soul
  7. Sounds From Beneath
  8. Streptocock
  9. Lullographer
  10. Orpheas
  11. Technoprayer
  12. Fos

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