Rumer

Boys Don't Cry

2012 (Atlantic)
sophisticated-pop

I ragazzi che non piangono del nuovo album di Rumer sono quegli uomini che hanno cercato di raccontare il mondo delle donne, sforzandosi di trovare una chiave d'accesso a un mondo spesso incompreso o raccontato con superficialità. Il secondo capitolo discografico dell'artista pakistana sorprende per la scelta comunque imprudente di rileggere classici del pop internazionale.

"Boys Don't Cry" corre il rischio di essere però liquidato come un album di cover, un passo discografico che spesso accompagna una crisi espressiva e progettuale. Per fortuna non è questo il caso. Le notevoli qualità vocali della cantante plasmano le diversità stilistiche dei brani con un tocco di soul e un gusto deliziosamente barocco, che rimandano a Carole King e Karen Carpenter.
Brani come "Flyin' Shoes" di Townes Van Zandt e "Brave Awakening" di Terry Reid sembrano soffrire nella rilettura mainstream dell'album, ma sono solo piccoli incidenti di percorso. Il resto del progetto viaggia su livelli elevati, cominciando dalla splendida rilettura di "Soulsville" (dall'album "Shaft" di Isaac Hayes) al delicato fraseggio romantico di "The Same Old Tears On A New Background" di Stephen Bishop.

Burt Bacharach ed Elton John hanno decantato lo stile di Rumer e la sua capacità di rappresentare armonie complesse e trame di un raffinato songwriting. Dall'imprevedibilità di Todd Rundgren nella briosa "Be Nice To Me" al pop radiofonico di Paul Williams nella carezzevole "Travelin' Boy" il passo è breve: la voce della cantante rinnova il fascino evergreen dei brani con una passione mai segnata dall'urgenza.
Spetta alle note "P.F. Sloan" di Jimmy Webb (forse l'autore più congeniale all'artista) e "Sara Smile" di Hall & Oates elevare il tono della proposta. Suggestivo e coerente, l'album è una lezione di stile grazie alle scelte mai casuali - non sarebbe spiegabile, altrimenti, l'incontro con oscure tracce di soft-rock come la fantasiosa "Home Thoughts From Abroad" di Clifford T. Ward e l'avvolgente tepore di "We Will" di Gilbert O'Sullivan.

"Boys Don't Cry" è un percorso di stile ed emozioni. Rumer rilegge l'animo femminile visto dagli uomini e nello stesso tempo ripercorre le suggestioni musicali e culturali che hanno accompagnato la sua crescita.
I quattro inediti della versione deluxe sono un altro tassello importante per raccordare tutto il suo patrimonio artistico: il country di Tim Hardin riletto alla maniera di k.d. lang in "Andre Johray", l'evocativo slow-blues di "My Cricket" del maestro Leon Russell e l'inatteso omaggio a Neil Young nella suggestiva "A Man Needs A Maid" rendono il tutto ancor più rimarchevole.

Interprete matura e abile, Rumer concentra passione e classe senza enfasi o trucchi. Non è destinata a raccogliere l'eredità di Adele, il suo sguardo è oltre, così come la sua musicalità adulta e raffinata, che non brama fugaci ascolti e luci della ribalta. Musica pop per riflettere e per sognare.

10/06/2012

Tracklist

  1. P.F. Sloan
  2. It Could Be The First Day
  3. Be Nice To Me
  4. Travelin' Boy
  5. Soulsville
  6. The Same Old Tears On A New Background
  7. Sara Smile
  8. Flyin' Shoes
  9. Home Thoughts From Abroad
  10. Just For A Moment
  11. Brave Awakening
  12. We Will
  13. Andre Johray (bonus track)
  14. Soul Rebel (bonus track)
  15. My Cricket (bonus track)
  16. A Man Needs A Maid (bonus track)

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