Ho ascoltato la prima volta il nuovo disco dei Search senza aver letto la minima informazione biografica sul gruppo svedese; il titolo e la copertina dell'album lasciavano presagire un lavoro decisamente cupo e sofferto, mentre in realtà le dieci tracce di "Staying Alive In A Country Industrialized" ci mostrano che, tra quegli alberi neri, filtra una luce, sospesa tra malinconia e stoica speranza.
Il gruppo si è formato nel 1999 con il precedente moniker Silverslut, opportunamente cambiato in The Search nel 2003; questo nuovo disco segue il precedente "The Search For Connection Contact And Community", uscito lo scorso anno.
La musica dei Search è un post-punk sussurrato, mai gridato; le loro canzoni prendono per mano l'ascoltatore e lo accompagnano tra le strade di un giorno piovoso, come se volessero lenire i nostri dolori di tutti i giorni.
Sospesi tra dark-wave e indie-rock, i brani del disco tratteggiano un quadro dalle mille tonalità di grigio, dieci racconti appassionati in cui la voce di Razmig Tekeyan tocca le corde giuste, riuscendo a suonare "classica" senza scimmiottare nessun predecessore illustre.
La forza di "Staying Alive..." non risiede certo nelle sperimentazioni o negli "assalti" all'ascoltatore, bensì nella qualità del songwriting e degli arrangiamenti; un lavoro che guarda al romanticismo dei secondi Cure o degli Smiths ma anche al lato malinconico dei 90's, con un gusto "pop" e la sufficiente dose di personalità per non risultare mai scontato o banale.
16/07/2012