Tutto è relativo, soprattutto quando si parla di una band come i Wooden Sky. Per essere un progetto nato tra i banchi di scuola, vedere dove sono arrivati adesso può rappresentare un obiettivo insperato: registrare il disco insieme al produttore di "Funeral" - come dire il re Mida del mondo alternativo del proprio paese; un disco composto e arrangiato come una band non solo che ha grandi aspirazioni davanti, ma anche grandi conseguimenti alle spalle.
Un sound spazioso, nel quale incrociano come ponderose navicelle la voce arrochita (più Ryan Adams che Bright Eyes) di Gavin Gardiner e le corpose parti di chitarra, in un'interpretazione a volte un po' barocca e sopra le righe del folk-rock anni 70 ("I'm Your Man"). Produzione quindi impeccabile, serenate ruvide ma allisciate da coretti femminili e tenui note di glockenspiel ("Malibu Rum"), ammiccamenti ai Fleet Foxes nel panismo acustico di "Child Of The Valley". Anche nei momenti più scarni ("Angelina"), il senso di una cattedrale sonora senza fondamenta è però la sensazione più tangibile regalata da questo "Every Child A Daughter, Every Moon A Sun".
06/03/2012