You Won't

Skeptic Goodbye

2012 (Old Flame Records)
alt-folk

Il mesto mimo dalla maglia a righe che campeggia sulla copertina dell'album di debutto dei bostoniani You Won't ha senz'altro molto da dirci sul giovane duo americano e sulle sue scelte artistiche. Ovviamente, essendo un mimo e non usando parole, bastano il braccio rotto al collo, lo sguardo a terra, la stampella garante di un precario equilibrio e il paesaggio autunnale sullo sfondo a parlare per lui. Cosa ci dicono? Che Josh Arnoudse e Raki Sastri - i titolari dello pseudo-nichilista moniker You Won't - non sono precisamente degli allegroni (le ossa rotte in definitiva metaforicamente sono le loro), e che al contempo possiedono una dose di amara ironia in grado di incuriosire a prima vista (e al primo ascolto).

"Three Car Garage", il pezzo che apre "Skeptic Goodbye", ci introduce in effetti, con l'acustica e sferragliante torrenzialità dei primi Bright Eyes, a un'attualissima e tagliente (auto)critica della società occidentale ("I've been brought up clean and organized/ I've been each December satisfied/ I've had wishes granted none denied/ I've been flown down south and Disneyfied"), dove il pregnante e battente chorus ("It's a delusion") assume un inquieto valore catartico.
Insomma, apparentemente c'è poco da scherzare, tanto che l'impressione, confermata dalla successiva "Fat And Happy" - un primo Dylan riletto da Jack White? - è che Arnoudse e Sastri siano piuttosto ambiziosi nel tentativo di costruire uno specchio lirico della solitudine e delle frustrazioni dell'America contemporanea. Così, se la rurale leggerezza di "Who Knew" ("If I was Marty McFly I would go back to when we were nine or ten and I'd be your best friend") esorcizza un po' di fantasmi con la sua fisarmonica, i tristissimi racconti di "Fryier" e "Just Can't Say" si incastrano con una strana efficacia nel veloce strumming acustico - tra The Tallest Man On Earth e Neutral Milk Hotel - lasciando all'ascoltatore un'impressione di dolce-amaro spaesamento.

La scelta formale dei due You Won't non prevede molte trasgressioni lungo i dodici episodi dell'album. La voce e le chitarre di Arnoudse, le ritmiche di Sastri (che figura anche come produttore), il leggero eco da registrazione in una stanza vuota, il piano folk più strimpellato che suonato, qualche stilettata di elettrica ruggine blues in mezzo all'abbondante storytelling acustico: tutto è all'insegna di un misurato lo-fi che, per i due bostoniani, è evidentemente il vestito più adatto alla ruvida sincerità delle loro liriche e alla dimensione cantautorale della loro musica.

Emergono, nel numero di una serie di pezzi di buona scrittura (e pure abbastanza simili l'uno all'altro: è forse il limite principale dell'album), il traballante tocco naif di "Ten Years Old" (che pare rubata agli Eels), la spettrale gentilezza alla Sparklehorse di "Old Idea", l'essenziale, sarcastico e sorridente gospel apocalittico di "Television" e il timidamente antemico finale "Realize", che riassume con una solennità all'apparenza serena la sconfitta esistenziale raccontata in tutto il disco: "It's a hard road to ride when you sit right back and realize what you're not". Non abbastanza per rendere "Skeptic Goodbye" un lavoro rotondo e completo. Ma a sufficienza per catturare l'attenzione su un progetto che, nel complesso, rivela intelligenza e talento.

28/08/2012

Tracklist

  1. Three Car Garage
  2. Fat And Happy
  3. Who Knew
  4. Fryer
  5. Skeptic Goodbye
  6. Just Can't Say
  7. Ten Years Old
  8. Old Idea
  9. Dance Moves
  10. Television
  11. Remember When
  12. Realize

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