AA.VV

The Black Ideal

2013 (Unknown Precept)
dark-ambient, techno, post-industrial

Un segno estetico preciso e geometrico. Simmetrico nella sua violenza e nella sua patologica paranoia, rappresenta un controllo totale dello spazio, del suono e dell’ossigeno attorno a sé. La combustione interna è calcolata meccanicamente, dentro un respiro malato che trascina al suo interno la realtà.

È questa un’antologia emblematica, non solo per i nomi che la vanno a comporre, ma per la coerenza artistica ed emotiva che la sorregge: un pozzo nero di isolazionismo techno-industriale dalle cui profondità le radici di questo suono si sono inerpicate, fino a cercare nuovo alimento in superficie.
L’opener “Guardians Of An Eternal Bliss” sembra la fantastica apertura di un viaggio medievale gotico, ma racchiude tutta la freddezza glaciale di un ospedale abbandonato. Il dark-ambient traversato da tempeste di droni sintetici di Michael Wollenhaupt disegna un androne d’ingresso all’opera, dove le pareti e il cielo sembrano lontani confini di uno sterminato cubo di cemento.

La successiva è “Last Love”, opera del francesi Mondkopf (ultimamente uscito su Perc Trax e nel 2011 con il sufficiente “Rising Doom”) e Saåad (meritevole il drone ambient di “Confluences” del 2012). Qui vediamo una pulsione sessuale trasudare dal pavimento polveroso e dalle travi arrugginite, dilatarsi in un ritmo lineare e magnetico che sarà poi spezzato da “Antimatter”.
Qui Polar Inertia (altro produttore francese) concepisce una danza perversa ma cerebrale, una strana sensualità autistica che scolpisce un beat oscuro e minimale, che viene assimilato dal corpo deforme e malato della successiva “Untitled”, un viaggio tra strade dismesse di circuiti post-industriali.
 
Fino a qui l’impressione è di trovarsi di fronte a un’architettura coerente nel suo oltranzismo mentale, un’opera che nasce da una visione e sensibilità condivisa, quasi fosse un manifesto estetico post-nucleare diretto verso l’esterno.
Un manifesto che raccoglie in sé un bi-frontismo naturale, che si mostra nella seconda metà dell’antologia, dove da strutture ambient ed estese si passa a una collisione sonora pesante e inquietante. È il caso della tempesta di riverberi e frammenti sonici di “Beauty Mode” e dei loop da schiacciasassi di “Reinforcement G”, rispettivamente di Casual Violence e AnD, che compongono il lato “eretico” insieme alla finale, e spettrale, “Black Wisdom, White Witch”. Quest’ultima nasce dalle spire meccaniche di Violetshaped (già conosciuto quest’anno con il suo Lp omonimo) e rappresenta la linea ultima che chiude la geometria soffocante di questo disco. La percussività brutale e senza remore deflagra in un nugolo di scorie techno industriali, senza lasciare una vera fine ideologica, ma solo un mantra di macerie.

“The Black Ideal” non va inteso come una semplice raccolta di artisti, ma come una coesa visione artistica. Un alto livello qualitativo unisce le tante linee di suono che costruiscono questo edificio alienante e disumano, per lasciarci così di fronte a un monolite lucente e oscuro. Un simbolo paranoico di umanità e tecnologia alienante che guarda a un futuro pronto per il presente.

23/07/2013

Tracklist

  1. Ancient Methods – Guardians Of An Eternal Bliss         
  2. Saåad & Mondkopf – Last Love         
  3. Polar Inertia – Antimatter         
  4. Shifted – Untitled         
  5. Casual Violence – Beauty Mode         
  6. AnD  –Reinforcement G         
  7. Svreca – Linear         
  8. Violetshaped – Black Wisdom, White Witch

Unknown Precept sul web