at the close of every day

Monsters

2013 (Volkoren / PIAS)
chamber-rock, alt-pop

Se si parlasse di un duo di grande abilità di scrittura, dalle trame complesse quanto intuitive, in grado di esplorare modalità espressive delle più disparate pur mantenendosi legati ai pochi, classici strumenti del rock e del pop, arrivando a dar loro un respiro quasi sinfonico, chi verrebbe in mente? Beh, di questi tempi, i Plantman, decisamente.
E sarebbe un ennesimo torto fatto ai semisconosciuti, almeno dalle nostre parti, Minco Eggersman e Axel Kabboord, coppia olandese che registra ormai da anni sotto il nome di at the close of every day (da scrivere rigorosamente in minuscolo, per rispettare la spiritualità ascetica dell’estetica del progetto). Forse ostracizzati anche per via dei numerosi riferimenti cristiani (il loro esordio s’intitola, nella loro lingua madre, “Beati i poveri di spirito”), o per il frequente ricorso all’olandese (qui in poco meno della metà dei brani, ma si ricorda anche un loro disco interamente in lingua).

Ma nella musica degli at the close of every day si ha quasi l’impressione che il mero significato semantico espresso dalle parole sia superfluo rispetto alla difficoltà di esprimersi, che viene fuori dalla fatica con cui si sviluppano, traboccano emozioni che si pensano indescrivibili. Così si formano canzoni di struggimento notturno come “Happiness Of A Son”, carezze acustiche come “Hallways”, soffici lullaby allo xilofono come “Carnivore”, ma anche tic ansiogeni, inquietudini da incubo come “Pa”.
Una certa solennità, che s’incontra però solo a tratti, una visione sicura sulle cose dello spirito, che si traduce in pulsioni controllate porta a un rapporto speciale con David Eugene Edwards, che, nonostante il genere di appartenenza sia piuttosto distante (si possono citare giusto i rombi di tuono di “Is Dit Alles”), li ha portati con sé, di spalla in uno dei tour coi 16 Horsepower. Qui DEE compare addirittura in “September Grass”, proposta nuovamente in una potente versione live presa da quello stesso tour (l'originale fa parte di "The Silja Symphony", del 2004).

Gli at the close of every day si collocano in realtà più dalle parti del chamber-rock e dello slow-core, tra Idaho e Carissa’s Wierd, le cui contorsioni interiori vengono omaggiate dal duo olandese in modo del tutto credibile ed emozionante (“High School Lovers USA”, “Under The Milkyway”), con l’apice raggiunto decisamente nelle continue correzioni d’umore di “’T Hellend Vlak” e nel grandioso tributo all’alt-rock americano anni 90 di “The Maria Tales” (non può non strappare un sorriso il cambio di passo in punta di hammond del ritornello). Il tutto amalgamato da un sentire più moderno e pacificato, che ricorda gli ultimi A Weather (la title track, “Carnivore”).

Insomma, un album ricco di suggestioni e un grande ritorno, dopo un paio di tentativi andati a vuoto (l’ammiccamento all’anthem-pop di “Troojspris” e i remix illustri ma prevedibili di “Leaves You Puzzled”), di una band da riscoprire assolutamente per gli amanti del genere. E non risparmiatevi la sorpresa di “Again, I Need To Break Your Heart”...

13/05/2013

Tracklist

  1. Monsters
  2. De Vaart der Volkeren
  3. Again, I Need to Break Your Heart
  4. Under The Milkyway
  5. High School Lovers USA
  6. Carnivore
  7. Is Dit Alles
  8. ‘T Hellend Vlak
  9. The Maria Tales
  10. Pa
  11. September Grass
  12. No One Can Hurt Me Like I Do
  13. Hallways
  14. Zalig Zijn de Armen van Geest (Remixed by Kettel)
  15. Happiness of a Son

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