Benjamin Damage

Heliosphere

2013 (50 Weapons)
techno

È stata una vistosa progressione di visibilità, quella che ha condotto Benjamin Damage dagli esordi del 2010 a questo primo album personale. Emerso inizialmente come artista capace di accarezzare la dance da angolature diverse, giostrandosi caparbiamente tra house, funky e techno con singoli come "Zeppelin" ed Ep come "Antidote", il Nostro è sbocciato poi come conquistatore delle masse insieme a Doc Daneeka col tormentone del clubbing 2011 "Creeper" e infine, complice la spinta astuta dei Modeselektor, è arrivato giusto l'anno scorso a "They!Live", Lp realizzato proprio in coppia con Daneeka: un album che vantava ancora un ampio ventaglio di proposte, passando dalle intransigenze della Berlino-notte alle aperture melodiche di pezzi come "Halo" e "Battleships", che davano all'ascolto un respiro meno di nicchia.
Tra le apparizioni nelle 50 Weapons Of Choice e la performance alla Boiler Room il nome è andato girando e per "Heliosphere" il pubblico non ha nascosto una certa attesa, legata anche agli acclamati album usciti nel frattempo sempre sulla stessa etichetta per mano dei vari Anstam, Addison Groove, Phon.o e Bambounou.

Da un annetto a questa parte Damage è in piena fase pure-techno, rafforzata dalla vicinanza artistica e geografica di esperti come Marcel Dettmann e Shed e sancita anche col doppio singolo "Swarm/Headache" dello scorso ottobre. Una metamorfosi delicata in un terreno privato di ogni mistero da trent'anni di produzioni ininterrotte, ma dove è ancora possibile graffiare, come ancora oggi fan notare giovani appena emersi dall'underground quali Blawan, Boddika o Bok Bok. "Heliosphere" sceglie di giocarsi le sue carte a viso aperto, disegnando un percorso d'ascolto compatto e libero da distrazioni e dando la giusta alternanza tra gli alleggerimenti d'ambientazione e le imprescindibili durezze per il club. Alla prima categoria appartengono i pezzi più interessanti del lotto, la "Laika" in apertura che nel suo pensarsi ambient a molti ricorderà le maniere Burial, i groove pizzicati di "End Days" e una "Together" ricca delle suggestioni sul filo dell'Idm sulle quali s'è formata la carriera del miglior Apparat che fu. Tracce come "Delirium Tremens", "Extrusion" e la già citata "Swarm", invece, riportano il polso verso le architetture tecnocratiche che tanto piacciono al pubblico di settore, e lo fanno anche con la giusta dose di intelligenza e complessità cerebrale per non stancare l'orecchio allenato.

Eppure è proprio questo lato più dritto e univocamente canalizzato che può far sorgere le perplessità del caso. Perché se è vero che la scena underground coi suoi dj avrà bisogno dei propri pezzi ancora per parecchio tempo, è anche vero che la saturazione quantomeno delle soluzioni è sempre dietro l'angolo, e una spinta propositrice che metta in circolo nuovi input è necessaria per rinnovare l'entusiasmo. Qualcosa che oggi sta riuscendo bene alla house grazie ai freschi contributi di Disclosure, Mosca, Dusky e vari altri, ma che con la techno incontra maggiori resistenze, legate alla fedeltà ideologica da sempre cara al genere.
Occorre guardare oltre e riconsiderare l'approccio tramite prospettive e contaminazioni differenti, e il brutto segnale è vedere uno come Benjamin Damage, che ha dimostrato più volte le potenzialità per farlo, riuscire parzialmente nell'intento proprio in una prova importante come il primo album. Nonostante diverse buone idee, l'album resta ancora radicato a un'immagine troppo canonica di "disco techno", mantenendo un livello sì discreto, ma non all'altezza delle forti aspettative generate dalla label e dallo stesso protagonista. Tolto il dente della prima prova autonoma, si può ora guardare con miglior fiducia ai lavori successivi.

08/03/2013

Tracklist

  1. Laika
  2. 010x
  3. Delirium Tremens
  4. Extrusion
  5. Together
  6. Spirals
  7. End Days
  8. Light Year
  9. Swarm (Heliosphere Version)
  10. Heliopause

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