Nessun prigioniero, deve essersi ripetuto, durante le registrazioni, Kneale, che affida l’apertura a poco più di venti minuti in cui la musica tuona e rimbomba minacciosa, arroventandosi secondo dopo secondo fino a spegnersi. “Part 2” si apre e si chiude, invece, con sonorità relativamente pacate: dapprima, infatti, ascoltiamo un coro ultraterreno di anime in pena, un’ouverture che serve a preparare il terreno per l’ennesimo tour de force sfiancante fatto di sciami di distorsioni, batteria colossale e rintocchi ipnotici sullo sfondo; in coda, invece, assistiamo alla lenta desertificazione del campo di battaglia, con echi lontani che, poco alla volta, si smarriscono nel silenzio. Un numero piuttosto interessante, che si discosta dalla solita ripetizione di cliché che si ascoltano nella stragrande maggioranza dei dischi del settore e alla cui fonte, va detto con più di un rimpianto, si abbevera anche l’ultimo movimento, chiudendo l’esperienza di quest’act neozelandese senza grossi clamori.
(06/09/2013)