Brothers In Law

Hard Times For Dreamers

2013 (We Were Never Being Boring)
shoegaze, dream-pop

I due Ep con i quali si erano presentati sulle scene - l'omonimo “Brothers In Law” del 2011 per Tannen Records, “Gray Days” per We Were Never Being Boring esattamente un anno fa - collocavano i Brothers In Law nel solco lasciato (temporaneamente?) dai Be Forest, quasi ne fossero una naturale prosecuzione.
Non tanto e non solo per la presenza, in entrambi i progetti, di Nicola Lampredi alla chitarra, qui accompagnato da Giacomo Stolzini e Andrea Guagneli, quanto per una continuità a livello musicale che, seppur nella differenza delle sfumature, risultava (e risulta tuttora) filologicamente ineccepibile in sede di recuperi, manipolazioni e riletture di sonorità in chiave personale.

Date le premesse, e considerando i due Ep come prove generali in vista del debutto sulla lunga distanza (lunga per modo di dire, come si vedrà ben presto), l'attesa per il primo Lp della band marchigiana era davvero tanta. Un'attesa, chiariamolo subito, ben ripagata. Nei ventotto minuti di “Hard Times For Dreamers” si incontrano, nessuna esclusa, le svariate influenze musicali care al terzetto pesarese: dark-wave, shoegaze, dream-pop, jangle-pop e via dicendo.

Al di là delle etichette di comodo, il nuovo lavoro dei Brothers In Law evidenzia due prerogative non di poco conto: la padronanza della materia nel sapere mescolare con disarmante facilità le innumerevoli influenze in un sound fluido e incisivo, derivativo senza sconfinare nell'emulazione, a tratti persino magnetico; e poi quell'ispirazione cristallina e di ampio respiro, priva di provincialismo – anzi, pronta per essere esportata fuori confine - che traspare tra le note degli otto brani.
Rispetto ai due Ep a guadagnarne è il pathos: il sound risulta più pieno e in qualche modo meno irruente, a dominare la scena sono chitarre e sintetizzatori, per lo più impegnati a creare atmosfere morbide e accomodanti sugli ormai consueti tappeti di drum-machine.

“Lose Control” sviscera in un solo colpo gli assi nella manica: chitarre indie-wave, atmosfere dreamy, rullanti incalzanti, persino cori celestiali, un improbabile incrocio tra i My Bloody Valentine e il post-punk aggiornato ai giorni nostri dei Chameleons. “Go Ahead” vira sulll'indie-rock inglese mid-80s (Mighty Lemon Drops) impreziosendolo con un retrogusto epico à-la House of Love. Non è da meno il crescendo melodico di "Childhood", altra meraviglia indie-rock che rimanda direttamente agli A Classic Education, non per niente il più esportabile tra i nuovi progetti italiani.
Dietro alle due sezioni che compongono “Shadow” c'è addirittura una storia: la prima parte, denominata “Follow Me” e cullata soltanto da riverberi e riff di chitarra, sarebbe nata per caso durante il sound-check in una data di apertura ai Neon Indians. La seconda, “Leave Me”, torna in carreggiata e si colora di surf-pop, divenendo il primo singolo estratto. Il finale è affidato a “40 Hours”, l'unico pezzo a sforare i cinque minuti, l'ennesimo – e ultimo – crescendo a cavallo tra shoegaze e new-wave, tra Cocteau Twins e Slowdive.

“Hard Times For Dreamers” è il manifesto di una band giovane ma già con le idee chiare, capace di convogliare diverse provenienze in uno stile riconoscibile e senza perdere di vista l'anima di ogni singola canzone. In attesa del loro sbarco in America per il festival SXSW, i Brothers In Law passano dal rango di speranze a quello di piacevoli certezze.

30/01/2013

Tracklist

  1. Lose Control
  2. Go Ahead
  3. A Magic
  4. Childhood
  5. She's Gone Too far
  6. (Shadow 1) Follow Me
  7. (Shadow 2) Leave Me
  8. 40 Hours

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