In attesa di un nuovo disco dei Midlake (che, a dirla tutta, nasce sotto i più oscuri presage, per vari motivi) i nostalgici di “The Trials Of Van Occupanther” e, più indietro, di “Homecoming” degli America e “Rumours” dei Fleetwood Mac possono rinfrancarsi con l’esordio dei danesi Dangers Of The Sea, davvero compito (come si conviene a un disco proveniente da quelle latitudini) ma anche ispirato.
Il carattere monocorde (ma solo sotto il profilo artistico-espressivo) della musica della band viene infatti spazzato via da una serie di canzoni di ottima fattura e suggestione.
Il frontman Andreas Bay Estrup sfoggia una credibile imitazione di Neil Young nella malinconica “Mine To Keep” (come sarebbe suonato “Parachutes” se fosse nato dall’altra parte dell’oceano?) e trasforma la “Ventura Highway” in un desolato, lunare panorama ghiacciato in “Light” – in cui poi ambienta il crescendo corale di “Your Time Is Wasted”.
Ma non tutto è desolazione e malinconia, infatti sono numerose le aperture in puro stile anni Settanta (l’ottima “Take My Hand”, “Show Some Mercy”), senza contare i brani dal groove inaspettato (l’ariosa e sfuggente “Turn Around”, che può ricordare gli Other Lives, la disinvolta disperazione e la scanzonata speranza di “Everything Will Be Alright”, con nervoso arrangiamento per chitarra e batteria).
Qualche capziosità di troppo nelle progressioni armoniche (“When The Curtain Falls”, con assolo di flauto), proposte sempre però con padronanza – non rimane altro che lasciarsi guidare lungo le strade solitarie della Danimarca.
16/10/2013