Drumcell

L’etichetta di Chris Liebing stampa l’attesissimo esordio di Drumcell, tra i best kept secrets della scena techno a stelle e strisce degli ultimi dieci anni. Moe Espinoza ha cominciato la sua carriera autoproducendosi i primi singoli, a partire da quel “Cell System” del 2004 che ha fatto girare il nome di Drumcell al Detroit Electronic Music Festival dello stesso anno. Sono bastate una manciata di produzioni a far diventare il marchio della sua Droid un vero culto tra dj e addetti ai lavori, a tal punto da convincere la prestigiosa CLR di Francoforte a mettere Drumcell sotto contratto.

Nessuna delle tracce prodotte in tutti questi anni è finita su “Sleep Complex”. Il disco raccoglie ottanta minuti di musica scritta, arrangiata, prodotta, suonata da Drumcell e mixata dal padrone di casa Liebing.
Già sul frammento che apre l’album, “Mind”, Espinoza fa capire il suo interesse per la musica industriale: è un vento glaciale di poco più di novanta secondi, un grappolo di frequenze che serve a calibrare i neuroni per la cupa esplosione di “Disturbance”. La prima vera traccia del disco parte lentamente, lanciando una matassa densa che nasconde al suo interno un groove impastato di suoni metallici.

Una batteria intrappolata in una ragnatela di sibili e detriti elettronici è il tratto distintivo della techno del produttore losangelino: che sia dentro l’incedere martellante di “Forgotten Guild”, o sotto il groove ipnotico di “Behind You”, l’effetto alienante rimane inalterato. Il tributo a Detroit passa per l’immaginario sci-fy caro a Gerald Donald di “Speak Silence”. Quello a Berlino per l’irresistibile sporcatura minimal di “Frame Shifter”. Dopo una sorprendentemente morbida “Empy”, il gran finale è per l’imetuosa bonus track “Wonderback”.

22/08/2013