L’emulazione dei Velvet Underground diventa infatti in “Eyes Rind As If Beggars” (prima edizione del 1997) sostanzialmente calligrafica; certo compiuta con l’affetto e l’innocenza dei veri fan, ma pur sempre di emulazione si tratta. Si presentano così lunghe tirate in bassa fedeltà, riverberi e dissonanze, in un’allegra anarchia di chi fa musica per diletto, senza alcuna pretesa se non quella di suonare come i propri beniamini.
Il contenuto rimane comunque pregevole, pur nella totale mancanza di originalità della proposta. Claudicanti refràin da Flying Nun (“Sweet Pea”), fruscianti ballate Mitchell-iane (“Counting Days”), l’immancabile inizio sognante alla “Sunday Morning” (“Love Comes Slowly Now”), la bella psichedelia bucolica di “Carousel”, ma presto si torna all’ovile, col solito marasma di rumore e dissolutezza (“Nothing Going Down”, “Garymoy”). Pensato soprattutto per i nostalgici.
(11/02/2013)