Ormai è ufficiale: esiste un’oscura scena sintetica/malata nel continente nordamericano, e in particolar modo nella costa che si affaccia sull’Oceano Pacifico. Qualche avvisaglia di questa nuova stranezza si era percepita attraverso la compilation “Volume 2: The Bay Area”. Non presenti in questa release, i German Army – un duo proveniente da Los Angeles – si sono fatti letteralmente le ossa negli ultimi due anni, pubblicando - per svariate etichette mondiali, tra le quali la Night People è sugli scudi - numerosi lavori, e quasi tutti in audiocassetta.
Questo vinile della danese Skrot-Up è una raccolta, e racchiude (probabilmente) i migliori brani estrapolati fra tutte le varie uscite, nonché la perversa e glaciale essenza del duo americano. Per la cronaca, e mentre vi sto scrivendo, si possono trovare in commercio ulteriori lavori: “Holland Village”, “Former Prison” e “Burushaski”.
Sei magnifiche tracce in cui si respira un’aria gelida e malsana. Aspetta, aspetta: che cosa? Gelide sensazioni di malessere interiore? Non erano due delle tante caratteristiche della coldwave francese? Certo, e infatti i German Army non fanno altro che riprendere - in chiave più moderna - quel fantastico palcoscenico europeo anni Ottanta, orientandosi verso territori e sonorità prossime al synth-noise o industrial in alcuni casi.
Un rumore lento, incessante e perforante, sembra ricordare l’acido brano “Ha” degli australiani HTRK (“Guinea Strong Arm”), mentre una voce robotizzata, contornata da flashback elettronici, cerca di perforare la scatola cranica dall’interno: una specie di lobotomia negativa. C’è il tribalismo meccanico/pneumatico dei 23 Skidoo (“Ox Cart”, “Saxon Skull”), c'è martellamento acustico/erosivo, distorsione, e tanta schizofrenia abrasiva che era spesso di casa presso i Cabaret Voltaire, prima che virassero in quella fase – pur sempre valida – danzereccia.
Gli influssi dark-ambient da impianto petrolchimico e i battiti metallici industrial da officina meccanica di “Pulling Lashes” si combinano al meglio fra loro creando inconsapevolmente quella che si potrebbe definire un’industrial-ballad. Con “Translate Person” si scende sotto la temperatura dello zero assoluto, per poi risalire repentinamente in un continuo alternarsi sinusoidale: è come se fossero riusciti a rilevare e amplificare le frequenze sonore derivate dalla forte dilatazione termica degli eccitati atomi di una qualsiasi lega d’acciaio inossidabile.
C’è un famoso motto – coniato da un’etichetta svedese - che gira ormai da un anno per il web, e che si addice perfettamente all’anima dei German Army: “Post Avantgarde Pop For A Pre-Apocalyptic World”. Non è un caso che la Beläten – una di quelle tante etichette di cui sopra - li abbia assorbiti all’interno del proprio roster, rilasciando una gustosissima cassettina ultra limitata.
10/07/2013