Dove il predecessore esplodeva in un florilegio di colori e tentazioni, il nuovo album dell'inglese sorprende per pacatezza e monotonia compositiva, siamo infatti di fronte a un disco di elettronica bloccato su standard ben realizzati. Non c'è un singolo esplosivo come “You”, non c'è quella mistura di sensazioni che aveva elevato pezzi come “Same Dream China” o “Before We Talked” sopra la media delle produzioni in vigore in quel periodo. Tuttavia, l'album è ben prodotto, i suoni sono spesso piacevolissimi e il nostro tiene ancora le redini ben salde, dando l'impressione di poter esprimere ancora molto.
Fra l'ordinarietà techno/Idm spiccano le pennellate di synth in “s950”, il bell'assalto di tastiere nell'iniziale “Junk City II” e qualche frangente nelle varie “Flinton” e “Enoshima”. Tutto il resto è sì dignitoso e ben realizzato, ma non stuzzica, non smuove gli animi, resta un qualcosa di drammaticamente ordinario. Chi si aspettava una versione aggiornata del teatrino elettronico fulminante e stravagante di “Lucky Shiner” rimarrà sonoramente deluso.
Detto questo, la valutazione è ampiamente sufficiente, anche grazie a una costruzione dei pezzi efficace e a una classe innata, tuttavia Gold Panda deve e può fare molto meglio, la sua ancor giovane carriera lo ha dimostrato e saprà senz'altro sorprenderci ancora.
(23/07/2013)