I tre album che sono seguiti al primo, fino a “Funnel Cloud” del 2006, non hanno eguagliato la perfetta commistione di eleganza e spontaneità degli esordi, ma hanno permesso agli Hem di sopravvivere grazie alla loro musica, infilando persino un paio di canzoni in altrettanti commercial televisivi. Da allora, per almeno sette anni, la band è entrata in un lungo periodo di stasi, interrotto soltanto dalla composizione delle musiche originali per una riduzione teatrale della “Dodicesima Notte” di Shakespeare.
“Departure And Farewell”, quinto album degli Hem, arriva però non tanto a colmare un vuoto o a promettere nuove reincarnazioni stilistiche, quanto a riannodare il filo di una carriera che sembrava destinata all’inaridimento e al dimenticatoio. A dimostrare, in definitiva, che Maurer e Messé scrivono ancora canzoni di grazia atemporale e che la loro maniacale perizia negli arrangiamenti non è per nulla sfiorita dopo tanti anni.
L’autunnale e tiepida malinconia del pezzo che dà il titolo all’album introduce un viaggio ideale nel passato del folk americano, trovando subito un dolce abbrivio in uno di quei garbati crescendo vocali e orchestrali a cui gli Hem ci hanno abituato fin dagli esordi. Struttura che i newyorkesi riservano alle loro composizioni più dilatate e panoramiche, come la sognante “Tourniquet”, la fluttuante “Gently Down The Stream” e soprattutto l’ampia, solenne e corale “Last Call”, dove l’approccio normalmente timido del songwriting dei Nostri palpita di un aperto romanticismo. L’immaginario lirico degli Hem, letterariamente intessuto di strade polverose di un’America che non c’è più, di bar davanti al mare e commessi viaggiatori, di ninne nanne da cantare ai propri bambini, trova però una dimensione più adeguata nei due minuti di piccole ballate come “Traveler’s Song” o “Seven Angels”, dove si può apprezzare in modo evidente come una nuda, semplicissima e cantilenante melodia da lied ottocentesco prenda vita nella voce della Ellyson e nei dettagli minuti di un intarsio strumentale capace di mettere insieme con sapiente e parsimonioso equilibrio strumenti canonici del folk come acustica, pedal steel guitar e fiddle, ad elementi sinfonici (arpa, archi, fiati, glockenspiel).
È molto probabile che “Departure And Farewell” non riuscirà ad elevare gli Hem dal loro semi-anonimato (troppo raffinati per la scena alt-country, troppo passatisti per il folk-pop di oggi), tuttavia è confortante che in un angolino di Brooklyn, dopo un decennio, ci sia ancora un pugno di ottimi musicisti che non si arrende alle mode e continua con intelligenza, modestia e talento sulla sua strada.
(26/04/2013)