I Am Kloot - Let It All In

2013 (Shepherd Moon)
alt-rock

Il solco su cui gli I Am Kloot si muovono ormai da più di un decennio è un solco profondo, a suo modo rassicurante, un solco che magari non condurrà ai nuovi orizzonti della musica rock ma che consente alla band inglese di badare sempre molto, e con molto profitto, al sodo. La produzione di “Let It All In”, il nuovo disco del trio mancuniano uscito una manciata di giorni fa, è stata affidata, così come per il precedente “Sky At Night”, al duo Guy Garvey-Craig Potter degli Elbow, e il risultato è ancora una volta decisamente buono: con una cura dei suoni così, d’alto livello, a John Bramwell non resta altro che prendere in mano la chitarra e scrivere le sue canzoni senza fronzoli. Cosa che gli riesce particolarmente bene fin dati tempi di “Natural History”, esordio che nel 2001, trainato dall’adrenalinico singolo “Morning Rain” - a tutt’oggi la maggiore hit della storia della band - era valso agli I Am Kloot una immediata e meritata visibilità.

Formule semplici, insomma, il solito rock d’autore con un po’ di venature folk e parecchie rotondità pop. È il disco dell’ora o mai più, ha scritto qualcuno Oltremanica, il tentativo estremo di fare il salto in termini non tanto di qualità – quella non è mai mancata in nessuno dei cinque lavori precedenti, anche se “Gods And Monsters” (2005) e “I Am Kloot Plays Moolah Rouge” (2007), la loro era di mezzo pre-Garvey, avevano mostrato qualche segno di stanchezza – quanto di popolarità. A noi questo interessa fino a un certo punto: ciò che ci preme è che un disco come “Let It All In” arrivi non necessariamente alle masse, ma perlomeno a tutti coloro che hanno buone orecchie per sentire.

I brani sono dieci, di questi tempi il minimo sindacale per un album di musica pop-rock, e fin dal primo ascolto appare chiaro come nella raccolta non sia finito niente che non meritasse di finirci. Il suono è compatto, le piccole storie di strada e di stropicciati sentimenti di Bramwell scivolano via in una sorta di parabola sbilenca che s’alza piano con lo swing minimalista di “Bullets” e s’impenna immediatamente con quella che non è la title track ma poco ci manca: “Let Them All in” è un mid-tempo marcatamente I Am Kloot, quasi un classico sporcato di fiati elbowiani, una hit potenziale. Gran bel pezzo davvero.
In “Hold Back The Night”, che segue, Bramwell gioca al saliscendi con la sua voce gracchiante, contrappuntato da un pianoforte che dà corpo a un altro degli episodi più significativi del disco. Poi “Mouth On Me”, che movimenta un po’ l’atmosfera, il fingerpicking di “Shoeless”, e lo ieratico “Even the Stars”. La briosa e harrisoniana “Masquerade” segna l’ideale vero inizio della seconda parte dell’album, e anche qui la mano di Garvey sembra notarsi particolarmente, specie nei cori che fanno breccia nella trama verso il finale.

Quindi “Some Better Day”, piena piena, un po’ di Beatles, un po’ di Bowie d’annata, molti Elbow e molto Bramwell. Altra vetta. La penultima traccia, “These Days”, è anche il singolo scelto per il lancio del disco, ed è espressione di una discordanza evidente rispetto al resto del materiale: arrembante, quasi boriosa, al primo impatto – con quei suoi archi arabeggianti – lascia perplessi, ma pian piano sa farsi largo, guadagna rispetto e credito. Pure qui, un sacco di strumenti chiamati a raccolta, ma la produzione regge, Garvey e Potter non se li lasciano scappare mai di mano, il punto di equilibrio, non scontatamente, è ottimo.
Infine, la ballata. Dai bagordi di poco fa alla più nuda essenzialità: “Forgive Me These Reminders” parte scarna, la voce di Bramwell a coprire quasi completamente la chitarra che gli fa compagnia, e solo più o meno a metà arrivano il ticchettio discreto della batteria e i lunghi sussurri sintetici che la portano da qualche parte lontano da qui, in un tempo veloce che sembra lento, fino alla dissolvenza. È la parabola che ritrova l’equilibrio e la solidità del suolo, che si esaurisce, si chiude.

“Let It All In” è un disco ispirato che arriva abbastanza presto da farci sperare che per la musica rock e per tutto quello che più o meno gli gira intorno il 2013 possa essere un anno generoso.

02/02/2013

Tracklist

  1. Bullets
  2. Let Them All In
  3. Hold Back The Night
  4. Mouth On Me
  5. Shoeless
  6. Even The Stars
  7. Masquerade
  8. Some Better Day
  9. These Days Are Mine
  10. Forgive Me These Reminders

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