Uno spot di Kenzo e la fortuna di Jil Is Lucky si è materializzata: il pop indipendente ha accolto a braccia aperte il musicista francese, senza chiedere altre credenziali oltre a quelle del potenziale appeal del suo piacevole folk-pop.
“In The Tiger’s Bed”, secondo album di Jil Bensenior, ripropone drammaticamente tutti i limiti del suo pop plasticoso e appiccicoso, canzoni pop-rock spennacchiate da synth senza alcun pregio lirico (“Stand All Nights”, “Backslider“) arrangiamenti che non lasciano respirare quel poco di brio e leggerezza delle sue canzoni (“Pills”), suoni abilmente rubati al power-pop dal produttore Jason Loader (Antony & The Johnsons, Julian Casablancas) per rianimare improbabili hit-single (“Chai Tea”, “A Little Gap”, “Not At All”).
La piacevole mediocrità del folk-pop di “Insomnia”, la breve impennata d’ispirazione di “Dead Star” appena lasciata libera dagli ingombranti arrangiamenti e la citazione di “Ashes To Ashes” di David Bowie in “40 Times A Day” hanno il fascino adatto a catturare i fruitori distratti e disillusi dall’apparente mediocrità del pop moderno, ma “In The Tiger’s Bed” resta un album meno che mediocre, in attesa di un altro spot per diventare popolare.
08/08/2013