Incassati gli elogi, i La Metralli si sono rimessi al lavoro per dare alle stampe “Qualche grammo di gravità”. Un album prolisso - quindici canzoni, fra cui le tre che componevano l'Ep “celebrativo” pubblicato lo scorso anno – così come lungo è stato il lavoro in studio: interamente registrato a 432Hz, la frequenza dell'accordatura naturale, utilizzando via via per ogni canzone una diversa modalità di incisione di voce e chitarre, al fine di rendere il suono più luminoso, naturale, vivo. Ma anche – e soprattutto – un lavoro ricco di svolte, estroverso, a tratti persino istrionico allorché la Clarelli si prende l'intera scena (l'intro per sola voce “Levante”, le smorfie teatrali di “Ruggine e Carie”).
Troviamo così divagazioni mediterranee (“In tre passi”) e sudamericane (“La sciancata”, “Cesarina l'incendiaria”), malinconiche ballate (“Sognando senza denti”), persino capitoli puramente pop quali “36 Gradi” e “Cantico dei viaggiatori”. Il vero gioiellino dell'opera seconda dei La Metralli è però “Meridies”, sette minuti di psichedelia folk e vocalizzi filtrati da un tubo lungo venticinque metri. Chiude l'opera, “dedicata a tutti coloro che hanno cercato e stanno cercando qualche grammo della loro gravità, senza preoccuparsi del vento e di quanto a volte possa far male trovare il proprio peso”, la breve, muta orazione di “Ponente”.
(07/10/2013)