Moddi

Set The House On Fire

2013 (Impellers Records)
pop-folk, post-folk

Il tempo passa per tutti, anche quando nasci nella fredda e "conservativa" Norvegia, porti maglioni di lana dalle trame regolari e dai colori pastello, suoni la fisarmonica, ti chiami Moddi e nel 2010 avevi scritto, composto, quindi creato una meraviglia artistica chiamata "Floriography".
Esso - il tempo - può scorrere insofferente oppure battere il chiodo in maniera incessante e ossessiva nei timpani di un giovane, ormai ventiseienne, che negli ultimi tre anni ha camminato parecchio in Europa (chiaramente lontano dalla nostra penisola) e ha deciso di scrivere un nuovo capitolo della sua avventura artistica con "Set The House On Fire". 
Moddi ha capelli biondi e ricci, uno sguardo sincero e sorridente proiettato per intero nell'ultima opera, vuoi in maniera più evidente ma meno intensa della precedente uscita. Ascoltiamo un sophomore sereno, con minori turbe emotive, un po' come se il "nostro" Pål Moddi Knutsen abbia trovato l'equilibrio che tanto ricercava in "Floriography". Però nessuno, ad ora, è riuscito a smentire il dogma che la migliore qualità artistica s'accompagni a un sostanziale instabilità, emotiva o fisica che sia. "Set The House On Fire" non è l'eccezione che conferma la regola.

Quando ci si abitua alla beltà, non si va cercando certo bruttura. Quando le aspettative crescono, è sempre più facile smontarle; se poi ci mettiamo il mondo discografico a fare da contorno, presentiamo un piatto di portata interessante, al quale però manca lo spunto, quel tocco di originalità che abbiamo assaggiato e gustato nella prima pietanza e che non riusciamo (e non vogliamo) sciacquarci dalla bocca. Perché da subito si percepisce che qualcosa è cambiato, negli accostamenti immediati a Jonsi durante la breve introduzione di "Heim", che ci presenta il nuovo e presente Moddi, un cantautore folk, più simile ad un Ben Howard inglese che alla quasi conterranea Bjork.
In effetti "House By The Sea" è una ballad dolce e melliflua, inframmezzata dal caro violoncello e dalla voce inconfondibile dei cantori del nord quando pronunciano frasi e parole anglofone e le influenze di Howard si percepiscono anche in "Soon You'll Be Somebody Else!". Il senso di libertà si libra in "Let The Spider Run Alive", nel potente crescendo vocale e in "One Minute More" nel patchwork di sonorità francesi e di Sigur Rós di Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust.

Alcune gocce di velleità artistica le ritroviamo comunque, talune intrise di presente, altre di passato; "The Architect" è l'inno al "progettista" della natura: momenti di riflessione sussurrata sono alternati ad attimi di sfogo tribale e sintetico. Ed è bello pensare che il ritorno al passato avvenga alla fine del disco, con "Northern Line" che riassume il profilo nordico e naturalistico di Moddi, rimandandoci alle melodie di "Floriography" nella nuova chiave di lettura e anche nei riflessivi e profondi sette minuti e mezzo di "For An Unborn". Testimone dell'importanza che Moddi sta costruendosi nella terra natia è "Run To The Water", l'aria pop cantata a due voci con Kari Jahnsen in arte Farao, artista norvegese di stanza a Londra.

Sebbene questo seconda uscita sia qualitativamente inferiore alla prima, Moddi, ad ora, è un artista degno di ascolto e di attenzione, nella speranzosa attesa che possa incantare ancora come avvenuto con il disco d'esordio.

08/05/2013

Tracklist

  1. Heim 
  2. House By The Sea
  3. Let The Spider Run Alive
  4. Soon You'll Be Somebody Else!
  5. For An Unborn
  6. The Architect
  7. Run To The Water
  8. Silhouette
  9. One Minute More
  10. Heim Igjen
  11. Northern Line


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