Petramante

Ciò che a voi sembra osceno a me pare cielo

2013 (MarteLabel)
pop-rock

Quello di Francesca Dragoni è un immaginario favoloso e insieme dettagliatamente iper-reale. Le canzoni dei Petramante sono bolle di sapone che girano su se stesse e intorno alle sue parole, bolle che salgono lentamente e si perdono tra il blu o tra le nuvole, senza esplodere mai. L’attesa non è tradita ma sospesa, nell’ascolto chiudi gli occhi e poi li riapri e li chiudi e li riapri ancora, e in fondo ti va bene così. Tutta la forza della band orvietana sta qui, ed è qui che sta anche la sua piccola debolezza.

“Ciò che a voi sembra osceno a me pare cielo”, il secondo disco dei Petramante, conferma quanto di buono si poteva già intuire in “È per mangiarti meglio”, il lavoro di esordio datato 2009. Quattro anni messi a frutto abilmente, verrebbe da dire: gli stilemi sono gli stessi di allora, ma lo spessore complessivo è cresciuto in maniera sensibile.
A questo punto ci si potrebbe interrogare sul ruolo e sui meriti di Paolo Benvegnù, che di questi quattro ragazzi umbri s’è invaghito al punto di volerci mettere la faccia e le mani, in questo disco. E la verità è che la produzione dell’ex-leader degli Scisma – che ha anche suonato parecchio, e un po’ cantato - con ogni probabilità ha contribuito a conferire al suono dei Petramante la solidità e la compattezza che ha. Il suono è maturo, pieno, la cura dei particolari notevole, di classe. Se c’è un concetto chiave a cui fare riferimento, è quello di rotondità: le bolle di sapone, già, e il loro fluttuare nell’aria.

Il livello medio di scrittura e di arrangiamento delle dieci tracce – tutte a firma della cantante, eccetto “Le cortesie” e “La doccia”, testi del chitarrista Simone Stopponi e musica del bassista Maurizio Freddano - che compongono “Ciò che a voi sembra osceno a me pare cielo” insieme alla sorprendente e riuscita cover di “Cantando” di Rosario Di Bella (anno di grazia 1991) è davvero molto buono. Francesca Dragoni ha una voce bella, densa, che usa con più consapevolezza e leggerezza rispetto a qualche tempo fa. Le sue storie continuano a nutrirsi di slanci impressionisti e didascalie color pastello: si sente la passione per la materia, per la natura e per il corpo umano, si respira l’aria rarefatta della provincia. Il linguaggio è originale, ricco ma a tratti quasi scientificamente ricco: una correttezza con qualche spigolo, che a tratti disorienta, ma a ben vedere risulta pressoché complementare allo scivolo continuo dell’impianto sonoro.

Brani ben scritti e ben architettati, dicevamo, e suonati ancora meglio. Per entrare nel gioco delle parentele, appare sempre più forte quella coi Perturbazione – i coretti di “Le reliquie”, di cui gira già il bel video promozionale, potrebbe benissimo averli cantati Tommaso Cerasuolo - e d’altronde il terreno sui cui si posizionano i Petramante è pressappoco lo stesso: un pop-rock ricercato e ad alto contenuto di empatia. Musica da bravi ragazzi per bravi ragazzi, con più di qualche eco baustelliano, in una variazione luminosa sul tema.

E insomma sono canzoni che funzionano, e che hanno tutto per permettere ai Petramante un salto di qualità autentico anche nella recezione di un pubblico che potrebbe diventare davvero più vasto di quanto non fosse finora. L’unico dubbio riguarda la sospensione evocata al principio di questo piccolo resoconto: forse, per paradosso, tra tanta rotondità manca il colpo di reni decisivo, quella che per ciò che significhi oggigiorno saremmo abituati a definire la “hit”, il pezzo facile in grado di dar corpo a un piccolo prezioso contagio di massa. Ma la mezza primavera e l’estate che abbiamo davanti potrebbero benissimo smentire quest’impressione. Loro intanto si girano un po’ d’Italia a suonare, e magari a settembre staremo a raccontarci un’altra storia.

11/05/2013

Tracklist

1. La calvizie
2. Le reliquie
3. La colonia
4. Le cortesie
5. La testa
6. L'errore
7. La plastica
8. La gonna
9. La doccia
10. La bombetta
11. Cantando

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