The Casket Lottery

Real Fear

2013 (No Sleep)
punk, alt-rock

Piccole storie che a volte neanche si raccontano, ma che dicono molto, senza andare troppo per il sottile. Dicono soprattutto che la scena (ampiamente detta) punk-core ha ancora buone frecce al proprio arco. Ritornata alla ribalta per via di uno split con i Touché Amoré dello scorso anno, la band del Missouri è in realtà attiva da molto più tempo dei pompatissimi californiani. Dal 1998, anno del mitico demotape "The Diver". Originari del Missouri si diceva, Kansas City per essere millimetrici, i The Casket Lottery sono un gruppo che sa bene come mischiare le carte ma che, oramai appare evidente a tutti, fatica a emergere oltre i propri confini geografici. Ed è un vero peccato, perché i cinque suonano dannatamente bene. Il loro punto di forza, anche questa volta, appare chiaro fin da principio, risiede nella propria abilità ad essere promiscui.

La matrice del loro sound infattti è, neanche a dirlo, quella punk di fine millennio scorso: pop-punk, emo, screamo, chiamatelo pure come più vi sollazza. Su questa base, che è evidente, viene poggiato tutto un corollario di rimandi, emotivi anche quelli, ai quali è difficile rimanere immuni. Così gli accenni new-metal di chiara matrice Deftones ("Poor Dorian") e le vorticose introduzioni care ai Cure ("Pamina") si legano come nulla fosse a soluzioni reggae-rock che potrebbero ricordare i Police ("The Moon And The Tide"). Il risultato di questi innesti eleva a uno stadio superiore l'amalgama complessiva delle undici tracce, un po' come accade con le madeleine di proustiana memoria. A tratti i Casket ricordano persino i Lard, progetto di Jello Biafra con i Ministry, non tanto per la timbrica nasale o la voracità del suono, ma proprio per la loro vena veracemente punk, mischiata al blues dei Gun Club e ad un umore nell'insieme futuribile (si ascolti "Ghost Whiskey").

I The Casket Lottery, alla loro quindicesima uscita nel panorama discografico, continuano quindi a offrire soluzioni degne di un occhio esperto e credibile. A distanza di oltre dieci anni dal precendente "Survival Is For Cowards" (Second Nature, 2001) ci troviamo davanti a un suono, se possibile, ancora più maturo. Tutti i pezzi del disco sono caratterizzati da un'atmosfera mesta e ombrosa, che spinge le melodie verso il limite del dramma ("Real Fear"). La nostra unica preoccupazione è che questo possa penalizzarli non poco e possa precludere loro ancora qualche strada, come in passato è successo, in contesti non troppo distanti, ai nostrani Klimt 1918 o Room With A View.

25/01/2013

Tracklist

  1. Blood on the Handle
  2. In the Branches
  3. Poor Dorian
  4. The Moon and The Tide
  5. Sarastro
  6. Pamina
  7. Ghost Whiskey
  8. Baptistina
  9. The Door
  10. Radiation Bells
  11. Real Fear

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