Il fascino un po’ spaesato, alieno del mare aperto è una sensazione che pervade la musica degli Ocean Blue; quasi un’ossessione, a seguire i passi della band americana, anche al di fuori della musica vera e propria. Se “Cerulean” rimane, infatti, il loro disco più conosciuto, il quartetto della Pennsylvania affida a “Ultramarine” il titolo del loro primo disco dopo tredici anni dal precedente, probabilmente allora lo spartiacque tra la vita da musicisti scapestrati e gli impegni di una vita adulta.
L’oceano si manifesta, in “Ultramarine”, in tutte le sue espressioni: dalla tempesta catartica di “New York 6 AM”, al malinconico aperitivo solitario in yacht di “Latin Blues”, agli spruzzi di schiuma del synth-guitar-pop di “Sad Night, Where Is Morning?” (un brano che farebbe molto comodo ai Mary Onettes, così come “Give It A Try”, forse il pezzo più wave).
Non mancano anche un brano di ispirazione più Cocteau Twins come “Touch Down On Earth”, maestosa navigazione nel sogno, una filastrocca britpop come “A Rose Is A Rose”, e una serenata vecchio stampo come “Whatever You Say, It Breaks My Heart”.
Certo non avrà la freschezza di un esordio, la produzione non sarà esaltante, ma “Ultramarine” ha comunque parecchio da insegnare a tutti quelli che si arrabattano, oggi, tra Smiths, New Order, Echo & The Bunnymen, Cure...
25/03/2013