Chi temeva che “Monsters”, greatest hits pubblicato dopo anni di silenzio, rappresentasse la fine dell’esperienza “at the close of every day”, misconosciuta band olandese cresciuta intorno alla figura di Minco Eggersman e alla sua musica, sospesa tra slow-core, alt-country e una gentile vena pop, potrà ora consolarsi sapendo che invece la raccolta ha provocato un inaspettato ritorno di attenzione per la band, che pubblica ora il primo inedito dopo sei anni, “Darkness Travels Light”.
La vena non è però quella dei bei tempi, e così ci si perde per i monotoni sentieri Sparhawk-iani di “We Keep Looking Up”, pur arrangiata con maestria nuova per la band, e per il sadcore, minimalista nella scrittura ma pretenzioso nelle mire orchestrali, di “Joy To The World But Not Today”.
Simile ambiguità anima “Detroit”: buona linea di chitarra, alla Wovenhand, stancamente accompagnata dalla melodia vocale e banalmente contrappuntata dalla coda per archi.
“Darkness Travels Light” si caratterizza così per una debolezza di fondo: la scrittura annega nelle suggestioni notturne, oniriche degli arrangiamenti, e a rimanere è una certa quantità di tedio, che diventa difficile da scacciare.
19/11/2014