Kenneth James Gibson e Brian Edward McBride avevano ben poco in comune prima che il progetto Bell Gardens prendesse forma, le incursioni nella techno, nel noise rock e nel dub di Gibson, poco collimavano con le aspirazioni artistiche e socio-politiche di Edward Mc Bride, il cui passato nei Stars Of The Lid sembra aver maggior peso nelle creazioni psichedeliche e chamber-pop della loro nuova creatura. “Slow Dawns For Lost Conclusions” mette definitivamente a fuoco le aspirazioni del duo, con un canovaccio di citazioni e suggestioni che rubano alla memoria del rock psichedelico alcune delle migliori intuizioni.
Mentre la retromania degli ultimi tempi ha spostato l’asse temporale verso il pop e le geometrie Beatles-Byrds, i Bell Gardens affondano le loro armonie in un gustoso flusso lisergico alla Pink Floyd, filtrato dal revival space-rock anni 90 di Spiritualized e Spacemen 3.
In verità non siamo concettualmente del tutto lontani dalle sobrie e intense pagine dell’ex compagno di Mc Bride, ovvero Adam Witzie (A Winged Victory For The Sullen), anche se l'album non varca i confini del modern-classical e non offre le pagine astratte e cinematiche dell’affascinante “Atomos”.
Elegante e piacevolmente malinconico, il nuovo album dei Bell Gardens privilegia le dolcezze della pedal steel al minimalismo neoromantico, il sospiro vellutato al canto sottovoce, ruba accordi a “Walk On The Wild Side” per poi trascinarli verso flussi psichedelici morbidi e avvolgenti (“Darker Side Of Sunshine”), e infine stupire e ammaliare l’ascoltatore con un pop da camera ricco di splendide intuizioni liriche avvolte in suoni incorporei di violino e piano (“Sail”).
Come uno scrigno munito di un doppio fondo, “Slow Dawns For Lost Conclusions” svela continuamente nuove fonti di piacere, come la profondità del riverbero pianistico di “She's Stuck In The Endless Loop of Her Decline” o la robusta malinconia di “Trust Lost Trust”. A chiudere, Gibson e McBride alleviano l’ascoltatore con il primo germe della loro collaborazione, ovvero l’epica e avvolgente ballata psichedelica dai delicati contorni orchestrali “Take Us Away”, che sigilla con gusto e classe il primo passo più deciso verso l’autonomia stilistica dei Bell Gardens.
30/11/2014