Big Head Todd & The Monsters

Black Beehive

2014 (Shout! Factory)
blues-rock, alt-rock

Nati nell’ormai lontanissimo 1986 a Boulder, Colorado, il trio Todd Park Mohr (voce, chitarre, tastiere, sax), Brian Nevin (batteria, percussioni, cori), Rob Squires (basso, cori) ha fiaccamente cavalcato le decadi pre e post-fine millennio senza riuscire mai a comporre un pubblico non solo affezionato, visti i buoni riscontri delle prime autoproduzioni e un certo successo negli anni 90, ma anche confacente a una grande band di auspicata fama planetaria. Tutto questo per approdare all’oggi con rade cose da dire eppure tanta voglia di riscoprire le proprie radici. Forse l’incapacità a imboccare le strade più melodiche del Pop pur con un’attitudine intellettuale, alla maniera di una Dave Matthews Band o Hootie & The Blowfish, contemporanei dei nostri Big Head, oppure le diverse difficoltà avute con le loro etichette, hanno fatto sì che, pur mantenendo un livello qualitativo sempre elevato anche oltre la “concorrenza”, non siano stati in grado di andare più in là del ridotto zoccolo duro di fan a stelle e strisce.

Assodata la necessità di sviscerare le caratteristiche origini blues senza la frenesia di voler compiacere tutti e accrescere un qualche consenso, Big Head Todd & The Monsters riprende il percorso iniziato qualche anno fa, valorizzando la parte testuale, ma non solo, di elementi intimi, passionali e profondi e mettendo insieme undici canzoni che trasudano e raccontano le storie di una vita da bluesman. Eppure non di solo blues è fatto "Black Beehive", perché il sound della band statunitense s’impreziosisce di funky in alcuni momenti (“Seven State Lines”, “Fear Greed And Ignorance”) e talvolta finisce per scivolare in un songwriting empatico e appassionato (“Black Beehive”, “I Get Smooth”, “Forever Bonnie”) che riesce anche a evocare il mito di Bob Dylan (“Josephina”, “Travelin’ Light”). Convince meno quando chitarre, tastiere, ritmica e voce southern prendono una temibile piega pop, come un certo tipo di Neil Young (“Everything About You”) ma mal interpretato, non tanto per la scrittura in sé quanto per l’incapacità a scovare delle melodie che veramente possano suggerire strade diverse; e poi per il palesarsi di tutti i limiti della formazione che quando prova a fare di più dimostra di non saper fare di più.

Tuttavia, resta il blues classico, la chiave di lettura principale, un blues-rock puro (“Hey Delila”, “We Won’t Go Back”, “Hubert’s Dream”), talmente schietto da suonare banale e antidiluviano, che non riesce a concedere niente agli anni, al progresso, alle contaminazioni, il quale non fa nulla per incantare che possa portare fuori dal proprio recinto. "Black Beehive" sfocia in un inutile buon disco blues, che molto difficilmente conquisterà cuori lontano dalle terre rosse del Colorado.

14/02/2014

Tracklist

  1. Hey Delila
  2. Everything About You
  3. Seven State Lines
  4. Josephina
  5. Black Beehive
  6. We Won't Go Back
  7. Fear Greed And Ignorance
  8. Hubert's Dream
  9. I Get Smooth
  10. Travelin' Light
  11. Forever Bonnie

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