Bolder è il progetto collaborativo tra il tedesco Martin Maischein, già attivo come Heinrich At Hart, Goner, MC Greencorn e già in duo nei Sandbenders, e l’austriaco, altrettanto attivo Peter Votava (Pure, Current 909, Roland Foundation, Steel etc.). Ciò che ne risulta, il debutto “Hostile Environment”, è pienamente esplicativo fin dal titolo: ambient cupo e ostile, anche se raramente affonda il colpo.
L’elemento ritmico è preminente, tanto che la maggior parte dei brani ha una matrice comune, sovratoni gotici accoppiati a una base ritmica. Il downtempo swingante di “Morbid Funk Ride” (battito tip-tap e sibili metallurgici), l’organo fluttuante sul conguaglio ardente di campanacci e ticchettio di “Sinking Cities”, lo scuro battito trip-hop alla Massive Attack di “Extraterrestrial Deactivity” ammaliato da droni misteriosi, sono tutti ribadimenti di una stessa idea, nonostante le durate allungate.
“Deep Cuts” mostra pretese slowcore oltre al mero ambient, e alla fine gli effetti digitali si coalizzano per soverchiare il riff in un’ondata dissonante. L’unico momento davvero libero, al di fuori della loro gabbia compositiva, è piuttosto “Residuality”, fatalità anche il brano più breve. Un antro grottesco di cupe cacofonie e ruggiti mostra il risvolto infernale della psichedelia indianeggiante dell’era hippy, quindi assume grottescamente sembianze di macchina martellante, il tutto in un paesaggio sonoro oppresso.
Escluso questo quasi ambizioso poemetto alla Faust, che sembra provenire da un altro progetto, il disco fa affidamento - a differenza di Raime, Andy Stott e Demdike Stare - sulla drammaturgia, se non sulle emozioni umane. Maischein e Votava adottano gli infiniti mezzi digitali ma si limitano nel loro uso. Decorazione, talvolta abbellimento: pregi e difetti. Copertina a cura della misteriosa agenzia Serious Drifting. Solo in vinile.
22/04/2014