Ce lo ricordiamo più o meno tutti quello stranissimo video che, quasi per caso, iniziò a girare per le emittenti di massa accompagnando un languido inno alla generosità e alla solidarietà: nulla di trascendentale, per molti, ma la capacità di quel successo di risultare al tempo stesso accattivante e commovente non era arma da sottovalutare. Il “problema”, se tale possiamo definirlo, è che da dopo quel “Thirst For Romance” che il singolone aveva trascinato a insperate posizioni nelle classifiche di tutt'Europa, i Cherry Ghost hanno sostanzialmente avviato un processo di metabolizzazione delle componenti più immediate della loro musica. Uno sforzo lodevole che li ha pero trasformati da meteora mainstream di classe a “una delle tante” band indie-pop di cui il decennio Dieci pullula.
Perdendo l'immediatezza, la loro musica ha perso insomma anche buona parte del suo fascino. Che non è certo sinonimo di bellezza: nella scacchiera di questo terzo parto, covato per ben quattro anni, vi sono piccole gemme come la sinuosa “Sacramento”, l'omaggio ai primi Coldplay della title track, l'arcobaleno strappato agli Alpaca Sports di “Love Will Follow You” e la ballad al retrogusto trip-hop di “Joanne”. C'è (ancora) un'eleganza notevole, c'è un amore dichiarato (pure quello non inedito, ma di sicuro più evidente) per Pastels e Belle And Sebastian, e c'è pure un ricorso (quello sì del tutto nuovo) all'elettronica come corredo negli arrangiamenti. Ma la freschezza e la capacità di suonare accattivanti, quelli sono tratti somatici che non ci sono davvero più.
Che fra le fantasie leggere e sognanti di “Fragile Reign” e le infiorescenze in stile primi Cats On Fire di “Don't Leave Me Here Alone” affiori quell'ottima penna che avevamo avuto modo di conoscere è un dato di fatto che aggrava a ben vedere ulteriormente il bollettino, assieme a una schiera di autentici passaggi a vuoto perdonabili forse solo alla luce di altrettante perle cristalline (che qui, però, non ci sono). E per quanto possano aver influito i vari impegni di Simon Aldred (dal side-project Out Cold all'attività di autore per new sensation come Sam Smith e Kwabs) assieme al cambio d'uomo in cabina di produzione (da Dan Austin a Colin Elliott), il risultato è la più tipica delle ciambelle riuscite con tanto di buco ma prive di sapore.
(07/05/2014)