“Death Of The Aplinist”, lavoro numero cinque, è invece una combinazione di progressive, jazz-rock e psichedelia che ruota intorno a due lunghe suite, entrambe caratterizzate da una discreta dose di ispirazione. La prima, “Hard Climbing”, espone variazioni fusion che guardano con malcelata venerazione alla Mahavishnu Orchestra. In “Buried Horizons”, invece, è più accentuato il versante spaziale della loro tavolozza e la musica si dilata con un respiro più visionario, tra sillabazioni filiformi di tastiere, oasi incantate in cui il flauto tratteggia nostalgiche panoramiche interiori, declamazioni sciamaniche e delicati fraseggi chitarristici. Nel complesso, sembra di ascoltare un omaggio ai Gong più affabili.
Quanto ai momenti più concisi, sia “Shambhala” che (soprattutto!) “Not A King” presentano inclinazioni orientaleggianti, andando a completare un affresco sonoro che si fa ascoltare con piacere, pur proponendo nulla di nuovo.
(26/01/2014)