Tre anni passati a cucinare un disco tra Barcellona e la Francia, per poi concludere il tutto nella nativa Athens, con l’aiuto di musicisti locali (gente dei B-52's e del collettivo Elf Power) e di registrazioni improvvisate (Mike Mills degli Rem che suona il pianoforte a coda a casa sua, i rumori d’ambiente di uno spogliatoio di un liceo).
Questo è il contenuto dell’ambizioso doppio che segna evidentemente un passo importante nella carriera di Brandon Hanick, cantautore americano di gusto però molto britannico, già autore di due Lp in cui si è evoluto dal power-pop Beatles-iano dell’esordio “Save The Scene” al più lieve (vicino in alcuni passaggi addirittura a The Clientele, o ai Belle & Sebastian) “Transmission From The Grand Strand”.
Due buoni/buonissimi dischi che trovano ideale prosecuzione nell’ulteriore (micro)virata di “Zonian Girls… And The Echoes That Surround Us All”, in cui Hanick scrive un doppio bifronte e alquanto difforme nello stile – e nella riuscita.
Se il lato A del disco, quello che va fino allo spoken word di “Old Masks”, guarda soprattutto all’indie-pop più “power” e scozzese degli ultimi Camera Obscura (“Anna Nordeen”) e Teenage Fanclub (“The Dean And The Photographer”, “1,000 Leagues”), con qualche incursione più propriamente power-twee come “Your Work Is Magic” e “Carolina, Carolina” e con le sfumature country di “Another Whitewashed Afternoon”, il lato B mescola le carte in tavola.
È qui che King Of Prussia scopre il soft-country Crosby-iano di “From The Vines” e la ballata folk un po’ impolverata di “The Sun Will Never Rise”, per poi ritornare sulle sue orme coi Camera Obscura di “Your Condition”, col twee scandinavo di “Holy Coast” e il bel guitar-pop di “Never Young”.
Il risultato qui è piuttosto disorientante, complici anche digressioni poco riuscite come il brit-rock dei Beatles più psichedelici di “I Won’t Cry” e stranamente blues di “Chain Smokin’ Woman”. Non se la sentiva forse Hanick di mettere da parte strade musicali tentate lungo questi anni, che forse testimoniano un’esperienza di vita intensa. A volte, però, forse è meglio nascondere un po’ i segni del tempo.
10/04/2014