Beata gioventù, ricca di energia e di voglia di fare, ma anche di innato candore e innocenza, quella che, un anno dopo il loro affascinante primo omonimo album, ancora una volta accompagna Lily e Madeleine.
Adagiate su una barca e cullate dai loro sogni, le due ragazzine dell’Indiana (17 e 19 anni) sono pronte a raccontarci le loro nuove sensazioni in delicate e pregevoli creazioni folk-pop, che grazie alle sempre cristalline doti vocali rinnovano le promesse e aprono nuovi orizzonti.
Quella fragile malinconia che strabordava nell’Ep d’esordio “The Weight Of The Globe”, e poi veniva addomesticata dalla grazia eterea dell’esordio su Asthmatic Kitty, è ora incorniciata da melodie sempre dirette e piacevoli ma con arrangiamenti più elaborati e moderni, che frantumano la tradizione indie dell’etichetta di Sufjan Stevens.
“Fumes” è comunque un album strano, amabile e carezzevole, a tal punto da suonare oltremodo melodico, ma altresì maturo e intenso come “Ingenue” di K.d Lang o “Tigerlily” di Natalie Merchant, con innumerevoli potenziali singoli dell’epoca d’oro della musica pop americana.
Non c’è traccia di superfluo nell'album: il candore jingle-jangle e folk pop alla Rem (epoca “Out Of Time”) di “Ride Away”, il fascino twee-psych di “The Wolf Is Free” (una delicata ballad che mette insieme Smoke Fairies e Carpenters), il pop beat di “Rabbit” (un omaggio alla passione per i conigli di Sufjan?) e il pregevole surf-folk di “Cabin Fever” sono solo alcuni esempi della infinità capacità armonica delle splendide voci di Lily & Madeleine, capaci di rendere affascinante anche la lettura dell’elenco telefonico.
In “Fumes” tutto il loro talento viene messo a disposizione di canzoni tanto semplici e genuine quanto elaborate e raffinate nei loro arrangiamenti: xilofono e piano danno il la all’intreccio vocale della title track che accoglie, senza perdere poesia, le incursioni di batteria e chitarra; allo stesso modo il basso e l’organo scandiscono l’atmosfera greve e malinconica di “Can’t Admit It”. In “Hold On To Now” viene recuperato il candore e la fragilità acoustic-folk dell’esordio per poi mettere in atto la miglior evoluzione creativa nella sensuale e ammaliante “Lips & Hips”.
Prima che il sogno svanisca c’è ancora tempo per il brano più rock e grintoso (“Peppermint Candy”) e per una raffinata e notturna ballata pianistica, dalle leggere influenze jazz e sottili contaminazioni elettroniche ("Blue Blades"), che ampliano ancor di più le prospettive di un album delizioso, che suonerà forse imbarazzante per molti critici dalla stroncatura facile, ma che invece nasconde una impalpabile inquietudine di fondo latitante nella maggior parte della musica pop moderna.
28/11/2014