Passati i consueti tre anni di silenzio creativo, Manuel “Musica Per Bambini” Bongiorni ritorna con il minore e triviale “Capolavoro!”. E’ una versione compatta, ridotta, sia per proporzioni che per intensità, del precedente “Dei nuovi animali”, forse il suo massimo exploit artistico; ma questo è solo il minore dei mali del nuovo progetto.
Nessuna idea è davvero convincente o anche solo credibile, e parlando di un compositore come Bongiorni è una débacle che tende a far crollare un po’ tutto l’impianto. I techno fratturati di “Dal dottore”, “Macellaio di cognati” e del jingle “Il millemani” (che rubacchia la melodia de “La Cucaracha”) sono sotto i suoi standard, peraltro già esplorati in lungo e in largo millemila volte nelle opere precedenti.
Bongiorni sembra più interessato a canticchiare impertinente che a proporre musica degna di questo nome. Sia sotto i suoni da flipper di “Bigliettaio” che ne “La famiglia dei becchini”, “L’accalappiatopi” e “Il trombettiero” si celano nient’altro che canzoncine gratuitamente sfregiate dai filtri elettronici. Conquista solo “Supplente per sempre”, a due fasi tra jungle-rock schitarrato e madrigale folk.
Il finale tende a scrollarsi di dosso l’andazzo di zapping da telecomandite frenetica e a dare sostanza alle canzoni, specie la conclusiva pantomima de “L’idraulico aulico”, pacata e quasi svenevole rispetto al resto, ma quantomeno in grado di distinguersi.
Un’autoparodia delle parodie che passa per un furbetto concept che ridicolizza senza senso lavori e mansioni, uno a canzone, per degli intermezzi parlati tra i più poveri della sua carriera, dei campionamenti il più delle volte fastidiosi, e soprattutto per il suo alter-ego di maestrino animatore petulante (che ha genesi in “Storie per un re”, 2006) in luogo del grezzo dissacratore iconoclasta. Risultato? Musica per bambini a destra e a manca, un atto di filologia verso se stesso che fa da zappa sui piedi se non da colossale zavorra, una puerilità che offende e non diverte. Anche se oltremodo infestata dalle deformazioni sul pitch, la felliniana babele di voci con lievi inflessioni dialettali è il suo unico, e non-musicale, merito.
11/11/2014