Tapso II

Il terzetto dei Tapso II nasce nel 2005, da musicisti già attivi in svariate realtà locali e non: Stefano Garaffa Botta (chitarra e voce), Giovanni Fiderio (violino), Giancarlo Mirabella (batteria). I tre debuttano con l’omonimo “Tapso II” (2009), già alle prese con composizioni progressive piene di cambi di tempo e passaggi sottili, e contenente il loro primo tour de force di 7 minuti, “Mostro”.

Il più vario, maturo ed elettrizzante “Close Distances” amplia le loro possibilità in una curiosa forma di musica da camera: “Prayers And Sunglasses” suona come se un timido crooner si trovasse per caso in una jam dei Dirty 3 particolarmente nevrastenica, “Sara” inizia come una sonata d’avanguardia per accordi ribattuti, continuum di tastiera e voci radiofoniche campionate in sottofondo, la giostra dissonante di “What You Lovest Well” dapprima scartavetra il violino e poi si addolcisce in un folk-rock Lou Reed-iano.

Brani come “Thinking In Reverse” e “Over The Borderline” espandono proprio quest’idea, il primo in una murder ballad di tutto rispetto, il secondo in una canzoncina psichedelica con trasformazioni cubiste. La più lunga “There Is No Gravity Enough” è un lattice di toni riverberati che plasma man mano un balletto espressionista con mantra lamentosi alla Velvet Underground, sgretolandosi in un paesaggio in pianissimo senza più armonia. Il loro spettro ampio poi si spinge anche a un bizzarro (e un po’ irrisolto) “Rough Red Beauty”, un bolero silente condotto da un pianoforte vintage.

Dalla Sicilia noise degli Uzeda (prodotto da Sasha Tillotta) uno dei migliori album del post-rock italiano anni 10, anche se non perfetto (“The Man With Scary Eyes” sbanda verso i Franz Ferdinand), impiantato nel regno dei cambi di tempo ma con spessore e vigore strumentale e un’adorazione per la quiete, persino per il silenzio. Anticipato dall’Ep “Rough” (2013). Sottotitolo: “Master Yourself”.

13/10/2014