Il dolore e la paranoia, lo scheletro delle metropoli moderne. I Wreck And Reference (ovvero, il batterista Ignat Frege e il multistrumentista Felix Skinner) non amano le apparenze, sono cinici fino al midollo, insomma guardano la realtà in faccia e non si fanno illusioni. E la loro musica riflette questa voglia di spingersi oltre la superficie delle cose. Una musica che assembla heavyness e nichilismo, gli Swans più dilatati e gli Xiu Xiu, i Faxed Head di “Exhumed At Birth” e l’Orrore.
Quando parte, anzi, quando esplode nelle orecchie l’urlo-delirio di “Corpse Museum”, ci si sente imprigionati nell’angolo della propria anima, mentre intorno è pura misantropia on parade (“Apollo Beneath The Whip”), nuova fermentazione lo-fi electronic doom che avvolge come in un manto di gelido torpore, smussando gli spigoli del precedente “No Youth” solo per approfondire sentieri e baratri di meccanico stupore (“Stranger, Fill This Hole In Me”). Tuttavia, Frege e Skinner non disdegnando lo sfogo puro e semplice, magari nel vortice di una malinconia ormai incancrenita (“Bankrupt”).
Un senso di disperazione senza fine è all’origine di una musica costruita con una batteria, una voce e qualche diavoleria elettronica. Niente chitarre. Niente basso. Solo la collisione di pulsioni suicide e deformazioni sintetiche, tra epopee epico-cinematiche (“A Tax”, “Flies”) e il fantasma di Ian Curtis che elabora il lutto in “Convalescence”, prima che la desolazione s’impadronisca di tutto il cielo, iniettandolo di sangue (“Machine Of Confusion”).
Alla fine, in “Apologies”, l’invito ad arrendersi al proprio destino risuona da una lontananza siderale come un monito ineludibile. “Surrender!”.
21/06/2014