Fabio Giachino

Balancing Dreams

2015 (Tosky)
jazz

Fabio Giachino è un giovane pianista piemontese (nato ad Alba nel 1986, ma residente a Torino) che pare già goda di un ottimo curriculum, avendo vinto vari premi e "poll" come promettente promessa del pianoforte ("Premio Massimo Urbani 2011", "Premio Nazionale Chicco Bettinardi 2011" - by the way, chi sarebbe Chicco Bettinardi? - "Premio Carrarese Padova Porsche 2011" e via discorrendo e premiando).
Onestamente parlando, alle mie orecchie è sembrato un comunissimo pianista che ha fatto studi di conservatorio sullo strumento, ma che non brilla assolutamente né come interprete originale né tantomeno come compositore. E' un po' come chi considera Giovanni Allevi un bravissimo pianista e uno straordinario compositore di "musica classica", quando in verità si tratta di un musicista mediocre quanto un principiante. 

"Balancing Dreams" è il suo secondo album (il primo, "Introducing Myself", uscì con il suo trio nel 2012 e anche questo, pare, pluripremiato), dato alle stampe per la giovanissima label romana Tosky, che si sta specializzando in un certo tipo di jazz molto "easy", la cui funzione è principalmente l'intrattenimento ("entertainment", per dirla all'anglosassone) puro e semplice. Il disco, pur contenendo tredici tracce di solo piano (tra cui due cover, una di Thelonious Monk e l'altra di Duke Ellington), scorre via liscio senza sussulti, non lasciando il minimo segno o una pur minima emozione, avendo lo stesso sapore di una minestra sciapa e riscaldata. La noia è enorme e gli sbadigli abbondano.

Diciamo che qua, Giachino potrebbe presentarsi come un Bill Evans dei poveri o come un Bud Powell o un Chick Corea senza un briciolo di talento compositivo. Il nadir viene raggiunto dal brano "Torino - New Orleans - New York", che vede la partecipazione del rapper Ensi. Mai un crossover è stato più sbagliato! Le rime di Ensi - che in teoria vorrebbero essere trucide, ma che in realtà sono solo scurrili - mal si adattano al pianismo post-bop di Giachino. Forse questo esperimento voleva essere, sulla carta, una prova audace, ovvero quello di raccontare, attraverso un viaggio immaginario, la saga che dal jazz delle origini (quello di New Orleans e di New York) porta fino alla Torino odierna, ma è invece un fallimento completo.
Come dicevamo, sul resto del disco rimane poco da dire: trattasi semplicemente di "muzak jazz", adatta mentre si sorseggia un tè, seduti comodamente sul divano di casa, oppure in un pub, sorseggiando una birra o prendendo un caffè in un piano-bar, non curandosi di chi e di cosa stia suonando.

A livello di talento melodico, rimanendo sempre in Italia, il suo coetaneo Giovanni Guidi è Chopin in confronto ed è tecnicamente anche molto più preparato (e, forse, pure un tantino più umile e meno ambizioso), dotato di maggiore gusto e senso della misura.
Se la sua ambizione è quella di diventare l'erede di Stefano Bollani (che non è certo un genio come compositore, avendo una fantasia piuttosto limitata, ma che ha il pregio di suonare meglio e vanta una più vasta cultura musicale di base), credo che Giachino dovrà attendere pazientemente che molta acqua scorra sotto i ponti. Con calma e, soprattutto, senza bruciare le tappe.

13/12/2015

Tracklist

  1. Introduction
  2. Balancing dreams
  3. Thelonious (Thelonious Monk)
  4. Crossings
  5. Awakenings
  6. Stride'n'rhythm
  7. Trane's mood
  8. Underground blues
  9. Sand land
  10. Moon slice
  11. Torino - New Orleans - New York (featuring Ensi)
  12. The star crossed lovers (Duke Elligton)
  13. Dynamic Sounds






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