Dropout Patrol

Quartetto tedesco nonché autentica new sensation alt-pop berlinese, i Dropout Patrol arrivano all'appuntamento con il secondo lavoro forti di un tandem discografico confermatissimo e dei pareri positivi ricevuti per l'omonimo debutto di due anni fa. Non che di loro si fosse parlato poi troppo da queste parti, nonostante il calco tutto fuorché nascosto di sonorità che oggi tirano assai (atmosfera darkeggiante, arpeggi di elettrica e voce femminile raddolcita, impianto rock senza asperità).

Rispetto alla prova di debutto, “Sunny Hill” mette l'accento sulla componente crepuscolare del sound dei quattro e li ripresenta forti di un songwriting più consapevole e artigianale – e dunque, forse, per certi versi meno spontaneo. La scelta di non calcare la mano sulla durata – solo nove brani di rado oltre i quattro minuti – rende grazie a un lavoro autunnale, nuvoloso, volutamente monocromatico.

La partenza di “Beautiful Noise” è il miglior biglietto da visita possibile, una ballata pop intrisa di folk, la cui poetica sta tutta nel crescendo degli strumenti che compone, di fatto, il ritornello. I Dropout Patrol amano creare tanto con poco, plasmare atmosfere con il solo ausilio della chitarra e del basso: specialità in cui la loro abilità è indubbia, come mostrato dalle graziose pennellate di “Fear Of Light”, ma anche dal finale bucolico a pastello di “Archives”.

Sono in generale i brani più intimi e dimessi a svettare sugli altri, sebbene anche gli episodi più propensi al pop – il ben poco incalzante ma pregnante singolo “Love, Aren't We Angry?”, la poweriana “New Names”, la coloratissima “Whalers” - convincono appieno. Manca forse quel salto di qualità che li trasformi dalla solita “buona proposta” alt-pop a un act con un proprio linguaggio definito e personale. Ma il tempo è tutto dalla loro.

27/04/2015