Quattro anni fa l'”orchestra nascosta” di Joe Acheson debuttò con un Ep (“Flight”) per Denovali, per poi accasarsi, caso in realtà piuttosto atipico, presso Tru Thoughts a titolo quasi fisso. Suggestivo dunque e curioso al tempo stesso constatarne il “ritorno a casa” per questo “Reorchestrations”, una sorta di remix-album all'inverso, che raccoglie sei rivisitazioni di altrettanti brani di amici-colleghi accasati all'etichetta tedesca. L'evanescenza (e perché no, incoerenza) stilistica tipica del progetto trova dunque qui una definitiva via di sfogo, trattandosi in sostanza di un contenitore di remix realizzati per progetti ben distanti per stile ed estetica.
Nonostante il nome Hidden Orchestra, a occuparsi del tutto qui è sostanzialmente il solo Acheson, con qualche intromissione, neanche troppo facile da riscontrare, dei suoi usuali collaboratori (Poppy Ackroyd e i batteristi Tim Lane e Jamie Graham). Della compositrice, pianista e violoncellista è anche “Lyre Grounds”, uno dei brani meglio riconvertiti dall'estro di Acheson, che lo trasforma da acquarello vivace in una cavalcata downtempo grigia e marziale. Ottimo anche il lavoro su “Cross Hands” dei Piano Interrupted, già edito in Primavera da questi ultimi nel remix-album “The Unified Field Reconstructed” in una versione decisamente cinematografica e dinamica, fra spruzzi sintetici, ritmi contorti e carezze affidate al violino.
Il medesimo microclima autunnale caratterizza anche la nostalgica folktronica di “Saturnin Fire And The Restless Ocean”, pezzo a firma Floex qui ripresentato in forma di complessa architettura ritmico-melodica. Più sorprendenti e spiazzanti sono invece altri passaggi, che riescono nel tentativo di mantenere la tracklist (anche troppo) briosa e imprevedibile: la fusion astratta in duetto drum machines-clarinetti in una “5 Steps” dei Clarinet Factory rivestita di corrente elettrica e la frenesia jungle iniettata in vena alla jazzata Sleep Key” di Long Arm, effetto Jaga Jazzist garantito.
Ma soprattutto a stupire per coraggio è la cura d'n'b alla celtic ballad di “Thograinn Thograinn” del duo scozzese Mary Macmaster & Donald Hay (unici artisti extra-Denovali in scaletta), autentica sfida alle barriere del buon gusto, vinta con successo.
Chiude la tracklist “The Revival”, pezzo orientato su un'elettronica liquida tipicamente Hidden Orchestra, figlio di un potenziale remix per Kinetic Fallacy – progetto collaborativo tra Hannah Peel ed Emma Welsby mai evolutosi oltre lo stadio embrionale. Un gradevole finale per un altrettanto piacevole compendio di testimonianze sparse, che sembrano suggerire ulteriormente quanto Acheson sia ancora intento a cimentarsi con le esperienze più varie, alla ricerca di una propria strada non ancora trovata.
Una definitiva conferma delle tante qualità (e degli irrisolti limiti, vedasi appunto alla voce “personalità”) di un progetto le cui potenzialità restano altissime, ma che il “grande passo” deve ancora farlo.
08/09/2015