Personaggio di culto della scena noise/elettronica sperimentale, John Wiese aggiunge alla sua ormai sterminata discografia un lavoro imperfetto ma avventuroso. Assemblando sorgenti sonore e lasciandole vorticare nello spazio d’ascolto (l’iniziale “Wind Changed Direction” è, in tal senso, paradigmatica), Wiese costruisce partiture in cui la vita, nella sua nuda e cruda manifestazione, incontra la sua stessa rappresentazione, la sua evocazione per il tramite di manipolazioni più o meno spinte.
Se, quindi, “356 S Mission Rd” è sostanzialmente un’ipotesi di colonna sonora per un thriller psicologico tutto da scrivere, e se “Dramatic Accessories” getta nella mischia staffilate galattiche e pestaggi harsh-noise, i picchi di questa sintesi risultano essere “Segmenting Process For Language” (nelle sue due versioni – soprattutto la seconda, di ben oltre ventitré minuti di durata) e “Superstitious”: la prima, una miscela densissima di free-jazz e contraffazioni elettroniche che deve molto alle visioni dell’AACM (ne ritroveremo traccia anche in "Cafe Oto"); la seconda, un misterioso pulviscolo di criptica alienazione elettro-noise, non dissimile da alcune delle pagine più enigmatiche dei Faust dell’omonimo esordio.
Lasciano un po’ freddi, invece, una “Memaloose Walkman” che accosta field-recordings (una battuta di caccia?) e sparuti estratti radiofonici, i crepitii sinistri di “Battery Instruments (Stereo)” e le sempre più caotiche associazioni di “Solitaire”.
Al netto di qualche lungaggine di troppo, “Deviate From Balance” (disco in cui Wiese si è circondato di un bel gruppo di collaboratori, tra cui C. Spencer Yeh, Evan Parker, Ikue Mori, alcuni membri degli Smegma e della Los Angeles Free Music Society) restituisce comunque l’idea di un percorso artistico senza compromessi, in cui la difficoltà dell’ascolto è spesso ricambiata da purissime illuminazioni.
24/03/2015