Jordaan Mason

The Decline of Stupid Fucking Western Civilization

2015 (Oh! Map Records)
slow-core, indie folk-rock

Dopo sei anni di pausa, Jordaan Mason abbandona la strumentazione acustica per un suono elettrico, aiutato dalla chitarra di Simon Borer, dal basso di Jason McCrimmon e dalla batteria di Paul Weadick. Laddove i precedenti erano in linea con un folk stonato e ubriaco (si ascolti, per esempio, “Divorce Lawyers I Shaved My Head”), questo nuovo lavoro si muove al confine tra indie-folk e slow-core, ruotando attorno a storie di violenze e di abusi con brani che non hanno paura di spingersi anche oltre i dodici minuti di durata (il più corto ne fa segnare cinque…).

Nato in seguito a un lungo periodo di sofferenza (“a winter and then another winter and then another winter…”), il disco ha nei dodici minuti dell’iniziale title track uno scoglio di agonico tormento che farà sicuramente selezione tra quanti avranno il coraggio di attraversare la cortina di sgomento che si cela oltre l’esplicita immagine di copertina. Mentre la chitarra puntella il buio con accordi sbilenchi o piccole frasi dissonanti e oblique, Mason allunga un lamento cupo (un Charlie Looker irretito dal Male?), prima che, dopo circa sei minuti e mezzo, la batteria inizi a macinare ritmo senza però pulire la scena da quell’opprimente cappa di angoscia terminale che la avvolge.
L’odissea interiore di Mason continua lungo le traiettorie elettriche, pregne di umori desertici, di “Of Hospitals” (un brano che alterna pieni tormentati, vuoti alienanti, scabre dissertazioni chitarristiche e un’eroica coda in modalità depressive West Coast), con “Liturgy Part Two” (che trasforma una cupa confessione Jandek-iana in un deliquio sonnambulo), tra le livide pieghe di “I’ve Been Tasting Roads My Whole Life”, fino alla rovinosa coda noise-psichedelica di “Eulogy”, che strappa il cuore dal petto prima di lasciarlo agonizzante sull’asfalto.

Qualche raggio di luce attraversa, invece, “Pharmacy”, slowcore che evoca un galoppo al ralenti dentro crepuscoli agrodolci (pensate ai {{{Sunset}}} più trasognati o a dei Volebeats meno fatalisti), il trascinante ma ruvido psych-folk di “Stop Walking Start Swimming” e la cruda tenerezza di “Evidence”, che parte con delicati arpeggi proprio dopo il caos liberatorio di “Eulogy”, rivelandoci l’immagine chiara e definitiva di un artista che non riesce a dissipare il velo che separa la realtà dal sogno, forse perché solo in questo modo è possibile mantenere intatta ancora la speranza: “And did I really kill all those men in my dreams?/ well, I forget - I forget/ and I wrote no words and I woke up again/ with my head in water”.
Tra alti e bassi, tra improvvise illuminazioni e baratri fin troppo esibiti, “The Decline of Stupid Fucking Western Civilization” chiama a raccolta tutti quelli che amano specchiarsi nel buio della disperazione.

09/04/2015

Tracklist

  1. The Decline of Stupid Fucking Western Civilization
  2. Pharmacy
  3. Of Hospitals
  4. Liturgy, Part Two
  5. Stop Walking Start Swimming
  6. Eulogy
  7. Evidence
  8. I’ve Been Tasting Roads My Whole Life

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