Un suono che schiamazza ruvido e febbrile lungo il nervo scoperto della rabbia: è il suono di “Blessed”, traccia numero uno di questo nuovo lavoro dei KEN Mode, formazione canadese di Winnipeg che, dopo aver attraversato in lungo e in largo l’universo al confine tra noise-rock e metal, riscopre in questi solchi la propria passione per i suoni indie degli anni Novanta, producendosi in uno dei suoi lavori più convincenti.
Se, quindi, nella stessa “Blessed” riecheggiano ancora l’epica “provinciale” di Steve Albini e i collassi dei Jesus Lizard, il raggio d’azione si allarga immediatamente con l’assalto punk di una “These Tight Jeans” (più avanti ripreso da “Failing At Fun Since 1981”) che non ha timore di tentare la carta di un ritornello ironico: “And when we all lose; this certainly was not well planned. And then we all lose: pointless negativity on demand”. Apparentemente più immediati rispetto a quelli delle precedenti release, i brani di “Success” sono invero istantanee di una band (guidata dai fratelli Matthewson, Jesse a chitarra e voce e Shane alla batteria) che scuote le proprie fondamenta senza comunque banalizzare i nuovi sentieri.
Così, laddove l’esagitazione incontrollata di “I Just Liked Fire” è soprattutto esagitazione lirica, con Jesse che continua a ripetere come un indemoniato “I can’t stop thinking about your skin. My hands: your legs. My lips: your hips”, le dissonanze e il piglio ballabile di “A Passive Disaster” trasformano una struttura geometrica in una vera e propria esperienza catartica, mentre ad Albini continuano a fischiare le orecchie… E se il chiasso post-punk e il climax al ralenti di “The Owl…” vengono impreziositi dal suono di un violoncello, con “Dead Actors” siamo nel pieno di un decentramento esistenziale altezza Bitch Magnet: andamento riflessivo, accensioni improvvise, finale trionfale (“A nice day for a walk to the end”), gli ingredienti.
22/12/2015