May Nam

Anacol Jut

2015 (Autoprodotto)
avant-pop, psych-ambient

Farò outing senza grosse remore: ho letto spesso recensioni di critici musicali che conoscevano bene o erano amici di coloro di cui scrivevano. È pratica nota da sempre. Succede, l'ambiente è una nicchia, si è quattro gatti e capita di scambiarsi chiacchiere, pareri, opinioni.
Capita che nascano amicizie, è una cosa normale. Scriverne bene, insomma, è un attimo, le critiche invece non fioccano mai. May Nam io lo conosco, lo conosco da molto tempo. E ben prima che si mettesse a smanettare con la musica. È nato in Veneto, ora a Berlino, nel mezzo: il mondo. Che sia un freak o giù di lì lo si intuisce subito. Sia che vi capiti di incontrarlo a Neukölln, sia che ascoltiate la sua musica. 

"Anacol Jut" è il suo esordio ufficiale - tolto l'Ep "Albatrost" dell'anno scorso. E, sì, ha molti difetti. Però assieme ai difetti del debuttante, si porta con sé anche tutta la freschezza dell'esordiente. Otto brani e sentire di trovarsi di fronte a una giungla, entrarci, muoversi. Grovigli di mangrovie, fiori di loto, colori ovunque. La salsa psichedelica e calda che solo gli Animal Collective riescono a riprodurre, le vene pop di Panda Bear, gli spasticismi synth di Gang Gang Dance o la plastica ambient Black Dice. E, in generale, tutto il sottobosco di Brooklyn. Forse pure peccando di citazionismi e coretti, forse ricalcando troppo certi stilemi.
Però, nel mare magnum delle uscite di questo genere, si distingue. Perché abbandona il mondo post-The Field e della Kompakt (quello che Teen Daze e l'hypnagogic pop/chillwave avevano tentato di superare, fallendo), e arriva al pop più nudo che ci sia. Quello delle foreste stracolme di umidità e gocce che lentamente scorrono sulle foglie. Una sorta di musica primordiale e naturista. Così la coda elettro-folk della bellissima "We Shake Sperando" indirizza il cammino d'ascolto tra canne di bambù altissime e fittissime, i tucani dalle code coloratissime di "Arjen The Seal", la psichedelia di "Get Dudeskeit" sono variazioni su un tema che appare collaudatissimo e, seppure forse a tratti ripetitivo, assolutamente delizioso nello svolgersi.

Scorre via d'un fiato, in una ventata di freschezza e leggerezza abbastanza sorprendente. Sì, io lo conosco May Nam e ho deciso di scriverne. Perché mi pongo nei suoi confronti come "Anacol Jut" si pone verso l'ascoltatore: in maniera sincera. È il disco meno italiano che possiate ascoltare. Potrebbe venire dall'Amazzonia. Cittadino del mondo, si diceva? Appunto.

09/07/2015

Tracklist

  1. Why Are You Whispering
  2. We shake sperando
  3. Fretka Domi
  4. Puppy Tanz
  5. Get Dudeskeit
  6. Oy Riki
  7. Arjen The Seal
  8. All You Said

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