Opaque Nature

In un quasi assoluto silenzio stampa, tre anni fa gli inglesi Opaque Nature esordivano con il gioiello “Open Up Your Heart”, lodevole saggio di scrittura indie-folk, tanto umile quanto efficace nell'arrivare dritto al cuore. Nel trasognato ottimismo di quell'opera prima si celava una luminosa traccia (“Mixing The Colours”) di ciò che, con una certa sorpresa, troviamo oggi in “Looking Up”: otto canzoni di worship, la pura e semplice lode a Dio che in certi ambiti musicali sta ritornando in auge – tra i più citati gli Hillsong United.

Comprensibilmente, l'approccio da parte di ascoltatori non credenti potrebbe essere pregiudizioso: anzi, è bene chiarire da subito che questa svolta ha molto influito sulla ricchezza delle liriche esibita in precedenza, e che i testi sono in tutto somiglianti a salmi biblici asciugati delle metafore più elaborate. Il senso di un album del genere sta nel fatto che gli stessi versi potrebbero ripetersi all'infinito, poiché la volontà è proprio quella di non tacere, di mettere davanti a un'entità superiore tutta la propria gioia assieme alle debolezze che ci contraddistinguono, nel fiducioso tentativo di esorcizzarle. Ce lo conferma la durata media dei brani, oltre i sei minuti, caratterizzati da climax che al loro apice si manifestano in una gioia deflagrante.

Non riesco a vedere nulla di naif, né tantomeno di stucchevole, in ciò che fanno gli Opaque Nature: la modestia e la sincerità con cui tornano a presentarsi infonde alle loro canzoni una lucentezza autentica, che come per l'esordio ci spinge a cantarle ad alta voce, ancora e ancora. Solo il pregiudizio, per l'appunto, sarebbe l'unico deterrente nei confronti di uno stile che anche questa volta riesce a rapirci e riscaldare l'anima.

15/07/2015