Pochi giorni prima della sua dipartita avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 2015, Pino Daniele tenne il suo ultimo concerto al Forum di Assago. In compagnia degli amici e colleghi che ne avevano aiutato la consacrazione a cavallo tra gli anni 70 e 80, decise di riproporre live e per intero quel che nel corso degli anni restò il picco di una carriera quarantennale, l’album “Nero a metà”, datato 1980. Quasi a voler chiudere il cerchio prima di salutare. Le registrazioni di quel concerto vengono ora pubblicate in formato doppio cd e doppio vinile con lo scopo di celebrare l’evento e la memoria di Pino. E se è vero che tali operazioni rischiano, come spesso accade, di tendere esclusivamente a fini commerciali, è altrettanto vero e confortante apprendere, ascoltando l’album in questione, che non pare essere questo il caso.
Ciò a cui ci troviamo di fronte è pura festa, è pura musica aggregante, niente meno e niente più. Come affermato dallo stesso cantautore al termine del pezzo d’apertura il motivo unico della reunion è stare insieme, ritrovarsi, celebrare; far rivivere al proprio pubblico canzoni e sensazioni. “Un progetto realizzato con amore e per amore di Pino, dedicato a chi lo ha amato e continuerà ad amarlo, per sempre”, evidenzia nelle note finali il ricco booklet fotografico di 60 pagine (16 per l’edizione vinile) che accompagna il lavoro.
Il primo disco si apre con un quartetto di pezzi tratti da “Nero a metà”. Il pop funky di “A testa in giù” scelto come singolo radiofonico trainante, la grande tradizione musicale partenopea che ispira “I say i sto cca”, l’irresistibile blues melodico di “A me me piace o blues”, l’amaro ritratto della realtà napoletana vista dagli occhi di un ragazzo poco più che ventenne (tanti ne aveva lo scugnizzo Pino quando scrisse e incise il suo manifesto) desideroso di emergere e puntare in alto di “Voglio di più”.
Ad accompagnare la chitarra (impeccabile come di consueto, che sia essa classica, acustica o elettrica) e la voce di Pino Daniele, una generazione che ha segnato un’epoca di musicisti di estrazione interamente partenopea: James Senese al sax, Gigi De Rienzo al basso, Agostino Marangolo alla batteria, Ernesto Vitolo ed Elisabetta Serio al pianoforte, organo e tastiere. A loro si aggiunga Tullio De Piscopo alla batteria, in taluni pezzi non appartenenti a “Nero a metà” ma comunque risalenti alla stessa decade. Da segnalare la scarna, essenziale resa di “Chi tene o mare” in chiusura del primo disco: un brano espressione di una poetica tanto personale quanto “territoriale”, a cui Daniele ha confessato, in una lunga intervista che precedeva la reunion, di essere particolarmente legato.
Non mancano i momenti di puro svago, “Resta resta cu mme” intonata dal pubblico in coro ne è un esempio, in linea con le finalità di aggregazione più che di esibizione proprie del contesto. Rare sono invece le concessioni ad assoli e le uscite dagli schemi. Le performance dei singoli elementi, e di Pino Daniele per primo, sono al servizio delle canzoni e non viceversa.
Ad aprire il secondo dei due dischi, più compatto e solido, l’unico inedito presente, “Abusivo”. Composto nel 1975 col titolo di “O parcheggiatore” e riarrangiato per l’occasione da Tullio De Piscopo e Rosario Jermano, protagonisti di una jam session che va a completare il demo su cassetta dell’epoca, il brano, pur non risultando indimenticabile, riporta alla memoria la prima poetica del giovane cantautore: piccole storie di vita quotidiana, di povertà, di emarginazione.
Prima della lunga e godibilissima jam finale (“O scarrafone”, “Yes I Know My Way”), in cui la band regala sprazzi del proprio talento sino a quel momento vagamente celato, torniamo a tuffarci nelle atmosfere dell’omonimo album: l’incantevole “Quanno chiove”, accompagnata dal mai invadente sax di Senese, l’inno di “Musica musica”, il reggae di “Puozz passà nu guaio” ci ricordano quanto originale e carica di novità fosse nel panorama musicale italiano di quegli anni la musica di questa banda di amici fraterni.
“Vecchie canzoni, ma noi siamo quelli di oggi”, afferma in apertura di concerto Daniele. Pur restando i brani nel complesso fedeli a come erano in origine, il sound molto spesso risulta essere più moderno e patinato rispetto ai live dell’epoca. La qualità delle registrazioni audio è notevole, il bilanciamento del sonoro altrettanto, ma il consiglio per chi si volesse approcciare in prima battuta alla musica del compianto bluesman è di non iniziare da questo album. Preferibile cominciare dalla trilogia iniziale della sua carriera, chiusa proprio da “Nero a metà”, e andare a scovare registrazioni e video dei live dell’epoca.
Per tutti coloro che invece son già familiari con la sua arte, l’album rappresenta una testimonianza ulteriore, che non aggiunge nulla di nuovo a quanto era già stato detto ma celebra debitamente la memoria di un grande musicista italiano. Tanto legato alla propria terra d’origine quanto internazionale nel suo modo di intendere e creare musica.
18/06/2015
Cd 1
1. A testa in giù
2. I Say i sto cca
3. A me me piace o blues
4. Voglio di più
5. Resta resta cu mme
6. Alleria
7. Appocundria
8. Sulo pe parlà
9. 'Na tazzulella 'e caffè
10. I Got the Blues
11. Quando
12. Chi tene o mare
Cd 2
1. Abusivo (inedito)
2. Sotto 'o sole
3. E so cuntento 'e sta
4. Quanno chiove
5. Musica musica
6. Nun me scuccià
7. Puozz passa' nu guaio
8. Tutta n'ata storia
9. 'O scarrafone
10. Yes I Know My Way