"War Sucks" gridava nel 1967 Mayo Thompson degli storici Red Crayola. La musica che si impegna contro la guerra parte da molto lontano e - negli anni - ha trovato mezzi e percorsi differenti per comunicare questo sentimento, a volte rabbioso, altre volte intriso di rassegnazione. Una cosa che balza agli occhi ascoltando questo mini-cd, esordio della giovane musicista italo libanese Rita Tekeyan, è che ciò che Rita vuole trasmetterci viene da quello che lei stessa ha vissuto in prima persona.
Di origine armena - uno dei popoli più perseguitati della storia, vittima di un olocausto troppo spesso dimenticato - nata in una Beirut segnata dalle ferite della guerra, ormai stabilitasi da anni in Italia, Rita ha dietro un forte vissuto che le permette di descrivere in modo autentico l'orrore della guerra, senza distiguere tra guerre giuste o sbagliate. L'ispirazione per "Manifesto Anti-War" nasce quindi dalla propria esperienza di vita, dai racconti di coloro che hanno visto con i propri occhi cosa vuol dire vivere dal di dentro quello che noi siamo abituati solo a vedere distrattamente in tv.
Lo strumento usato è quello un connubio perfetto tra piano e voce, creatore di un'ambientazione gothic-dark - ottenuta anche grazie alla collaborazione dei Vidi Aquam (Nikita ai synth e Fabio Degiorgi al basso) - che rimanda a mostri sacri come la tedesca Nico o la greca Diamanda Galas. Ma senza voler scomodare icone tanto ingombranti, che Rita Tekeyan avrà certamente ascoltato sino ad apprenderne ogni nota, ci si deve concentrare sui punti di rilievo di questo Manifesto. Quella contro la guerra non è una rabbia distruttiva e violenta, pronta per una nuova "guerra giusta"; come aveva già fatto la musica dark delle origini, la rabbia violenta lascia il posto a elaborazioni intimiste, a una rappresentazione macabra e oscura che - come in uno specchio - descrive la violenza umana e una intima e disperata rassegnazione. Non urla ma sussurri, non sentimenti di vendetta ma pacate riflessioni, non toni minacciosi ma poesie di Baudelaire o testi del nonno paterno Avedis Tekeyan.
19/03/2016