Gli VIII Strada sono una prog-band milanese formata da Tito Vizzuso alla voce, Davide Zigliani alla chitarre, Silvano Negrinelli alle tastiere, Sergio Merlino al basso e Riccardo Preda alla batteria. Dopo il loro esordio del 2008 con il buon “La leggenda della grande porta”, tornano con un album che mantiene le buone promesse.
"Babylon" è un concept-album maturo che descrive la storia di un uomo e una donna utilizzando la metafora del titolo come emblema dell'incomprensione e dell'incomunicabilità. Ma se i testi sono spesso enigmatici e di non sempre immediata comprensione, la musica è invece chiaramente influenzata da un prog estremamente autentico e sincero.
Non è assolutamete facile districarsi tra la miriade di album prog, neoprog, prog-metal che ogni anno vengono pubblicati; nella maggior parte dei casi ci si tova di fronte a lavori di grande mediocrità, in primis per la pressoché totale mancanza di nuove idee - e questo è un vecchio discorso che fa riferimento un po' a tutti gli "epigoni" poco originali di un genere specifico. Secondariamente in quanto - se è oggettivamente difficile aprire nuove strade all'interno di un genere che si prepara ormai a festeggiare il suo cinquantesimo compleanno - il prog richiede una tecnica e uno studio non indifferenti.
E' probabilmente per questo motivo che gli VIII Strada sono riusciti a realizzare un album dinamico, giovane, non stantio, pur non avendo creato tendenzialmente alcunché di nuovo. Grande tecnica, grande energia, grandi assoli e inseguimenti tra chitarra e tastiera, creano un prog-metal rigorosamente "ortodosso"; se esaminato attentamente, il loro sound è addirittura estremista - nel senso di conciliare tutti gli elementi tipici del genere - velocità, tecnica, ricerca della melodia quando necessario, tempi dispari, contrappunto, fughe vertiginose, cambi di tempo continui.
Oggi un album così ha una sola possibilità di risultare attuale ai tanti ascoltatori che conoscono a memoria intere discografie prog: la perfezione. In questo gli VIII Strada non deludono, appunto perché sono davvero dei musicisti autenticamente prog, non scimmiottano per creare qualcosa di simile ai loro maestri, né cercano di cambiare per cercare qualcosa di nuovo; il loro è il prog più autentico e schietto che si possa immaginare, senza alcun compromesso, appunto "estremo".
Per comprendere il concetto si rimanda ad esempio alla triade "Preludio a Eclipse", "Eclipse Anulaire" e "Deguello", dove il virtuosimo fa riferimento spesso al Petrucci o al Rudess dei nuovi Dream Theater. I tre brani più lunghi, la title track "Babylon", "Slow" e "Ombre Cinesi" sono classiche suite prog che alternano momenti diversi, che vanno dalle distorsioni più energiche, a melodie quasi pop fino a ottime divagazioni da piano jazz. I quattro minuti di "1403, Storia in Firenze" mantengono più i canoni di un formato-canzone classico e sono quindi stati scelti come singolo.
29/01/2016